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Letterina di Pasqua 2023
Io non credo in nessun Dio che risorge.
Credo però nella possibilità che l’uomo possa rialzarsi dalle sue cadute,
che ogni giorno possa diventare una persona un poco migliore.
Credo nei piccoli passi, nei piccoli gesti,
quelli che appena si notano
o non si notano per nulla
ma che, a lungo andare, fanno la Storia.
Non credo nei miracoli: quelli soprannaturali.
Credo però che un sorriso, una carezza,
la parola giusta detta al momento giusto,
un gesto di aiuto, un atto di solidarietà,
la fraternità, l’amicizia, l’amore
possano fare miracoli: quelli naturali.
Simili al seme che prima muore e poi dà frutto,
all’arcobaleno che colora il cielo dopo la tempesta,
al sole che risorge ogni giorno,
al corpo stanco che va dormire la sera e
si risveglia fresco e riposato la mattina dopo,
al tempo che guarisce molte ferite, corporali e spirituali.
Queste sono le resurrezioni in cui credo!
© Giovanni Lamagna
L’uomo non è né angelo né diavolo, ma diavolo e angelo allo stesso tempo.
Freud, ne “Il disagio della civiltà” (1929), così scrive:
“… l’uomo non è una creatura mansueta, bisognosa d’amore, capace, al massimo, di difendersi se viene attaccata; ma … occorre attribuire al suo corredo pulsionale anche una buona dose di aggressività.
Ne segue che egli vede nel prossimo non soltanto un eventuale aiuto e oggetto sessuale, ma anche un invito a sfogare su di lui la propria aggressività, a sfruttarne la forza lavorativa senza ricompensarlo, ad abusarne sessualmente senza il suo consenso, a sostituirsi a lui nel possesso dei suoi beni, ad umiliarlo, a farlo soffrire, a torturarlo e a ucciderlo.
Homo homini lupus: chi ha il coraggio di contestare quest’affermazione dopo tutte le esperienze della vita e della storia?
Questa crudele aggressività è di regola in attesa di una provocazione, oppure si mette al servizio di qualche altro scopo, che si sarebbe potuto raggiungere anche con mezzi più benigni.
In circostanze estreme che le sono propizie, quando le forze psichiche contrarie che ordinariamente la inibiscono cessano di operare, essa si manifesta anche spontaneamente e rivela nell’uomo una bestia selvaggia, alla quale è estraneo il rispetto per la propria specie.”
Vorrei commentare brevemente queste tesi freudiane.
Non certo per mettere in discussione che molte delle affermazioni sostenute qui da Freud corrispondano alla verità.
Ma solo per contestare che esse siano del tutto vere, l’unica verità sulla natura umana.
Io concordo che l’uomo non sia una creatura (solo o del tutto) mansueta: sarebbe certamente una falsità affermarlo.
Indubbiamente – come dice Freud – al suo corredo pulsionale appartiene (anche) una buona dose di aggressività.
Contesto, invece, che l’uomo sia solo un lupo in mezzo ad altri lupi (homo homini lupus), come sembra concludere Freud nel passo sopra citato, riprendendo una famosa tesi di Hobbes.
No, io – onestamente, proprio guardando alle esperienze della mia vita e alla storia, come ci invita a fare Freud – non riesco a condividere una tale tesi.
Che mi appare anch’essa estrema e unilaterale, come quella opposta e speculare dell’uomo naturalmente buono di – per citare un solo nome – Rousseau.
D’altra parte lo stesso Freud sembra (almeno in parte) contraddirla, quando riconosce che ordinariamente ci sono nell’uomo forze psichiche che inibiscono la sua aggressività, la quale esplode solo “in circostanze estreme”.
Questo mi porta a pensare: se esistono nell’uomo forze psichiche che normalmente inibiscono la sua aggressività, da qualche parte esse devono pur scaturire.
E da dove scaturirebbero, se esse non facessero parte intrinseca della sua natura?
La mia tesi, pertanto, è che l’uomo non sia né tutto buono, né tutto cattivo, né sempre mansueto come un agnellino, né sempre feroce come un lupo.
Ma costituisca un impasto complesso di mansuetudine e di aggressività, di amore e di odio, di tensione alla cooperazione, alla generosità e al rispetto per gli altri e, allo stesso tempo, di propensione alla competizione, allo sfruttamento, all’invidia e alla gelosia.
La constatazione che in alcuni uomini prevalgano nettamente la cattiveria e la malvagità (la Storia ce ne mostra indubbiamente infiniti esempi) non smentisce e non annulla il fatto che in altri uomini (la stessa Storia ce ne mostra altrettanto numerose testimonianze) prevalgano la bontà e la dedizione agli altri.
Ne deduco, in conclusione, che questo è l’Uomo: né angelo, né diavolo, ma angelo e diavolo allo stesso tempo!
© Giovanni Lamagna
Ci sono filosofi e filosofi.
I filosofi tendono (direi quasi per definizione e vocazione) a tracciare delle mappe per orientare se stessi e gli altri nei territori, nei mari e nei cieli della vita.
Alcuni “filosofi”, però, anche dopo tanto pensare, sono così confusi e disorientati che tendono a confondere e disorientare anche coloro che li leggono.
Il loro esistere è una testimonianza di quanto sia difficile orientarsi in questa vita, anche per chi avrebbe (teoricamente) gli strumenti intellettuali per farlo.
Ma non è, certo, di grande aiuto a coloro che li leggono.
Per cui ci sono filosofi e filosofi: quelli che vale la pena leggere, perché ci danno delle dritte, ovverossia delle mappe esistenziali, e quelli che non vale la pena leggere, perché la loro lettura, anziché orientarci, ci disorienta, confonde ancora di più.
© Giovanni Lamagna
La propria via
Non si incontra la propria via nei libri.
E neanche nelle parole di un Maestro.
I libri e i maestri, certo, possono essere di stimolo, aiuto, sostegno.
La propria via, però, la si incontra veramente solo nella solitudine e nel silenzio del raccoglimento interiore.
© Giovanni Lamagna