Archivi Blog

Meglio tardi che mai!

Su una pagina facebook ho trovato il seguente post: “Non li incontreremo mai più. Quel “ti voglio bene” che gli negammo, non lo sentiranno mai più. Questa è la sola verità: mamma, papà, non li vedremo mai più. E’ inutile illudersi che forse, chissà, forse lassù … Non esiste un lassù. Non esiste nulla dopo la morte. Non gli dicemmo mai “ti voglio bene”. Non glielo potremo dire mai più.”

Mi è venuto spontaneo commentare così: “Però meglio dirlo in ritardo che mai. Dire ai nostri genitori, anche se non ci sono più, “vi voglio bene!” serve se non altro a noi, a fare pace con loro e a vivere un po’ più in pace gli anni (pochi o tanti) che ci restano.”

© Giovanni Lamagna

L’amicizia e facebook.

3 dicembre 2015

L’amicizia e facebook.

Quando mi sono iscritto a facebook, qualche anno fa, in poco tempo ho “imbarcato” una quantità di “amici”, fino a non poterne accogliere più, avendo superato il limite consentito, che, se non mi sbaglio, è di… “appena” cinquemila.

Davo “l’amicizia” a tutti coloro che me la chiedevano (senza andare troppo per il sottile) e, spesso, la richiedevo, più o meno con la stessa logica.

Una sorta di narcisismo (poter dire a me stesso che avevo una grande quantità di “amici”) e la speranza di riuscire in questo modo ad entrare in contatto/comunicazione con tantissime persone credo fossero le due motivazioni principali di una tale scelta.

Col tempo mi sono accorto (e sempre più chiaramente e distintamente) che

  1. in realtà il numero di persone con le quali interloquivo realmente (più o meno significativamente e più o meno costantemente), utilizzando questo spazio/strumento, era di molto inferiore al numero di “amicizie” che (in molti casi solo nominalmente) avevo instaurato;
  2. venivo subissato di post, a cui non riuscivo a tenere testa. Per cui finivo per incrociarne alcuni, che dopo le prime righe si dimostravano del tutto insignificanti per me, e per perderne parecchi altri, che magari sarebbero stati molto più importanti e interessanti.

Mi sono a questo punto pentito della mia bulimia da contatti facebook e ho cominciato a pensare a come avrei potuto fare per cancellare molte delle “amicizie” (solo e del tutto astratte e virtuali) che avevo dato e ottenuto da quando mi ero iscritto a facebook.

La soluzione l’ho trovata, quando tra i tanti messaggi che mi arrivavano quotidianamente, mi sono accorto che ne arrivava ogni giorno uno, puntuale e particolare, che mi ricordava i compleanni dei miei “amici”, che ricorrevano in quella giornata, e mi invitava a far loro gli auguri.

Mi sono reso conto allora che molti di quei nomi a me non dicevano assolutamente nulla: non solo non li conoscevo di persona, perché non li avevo mai incontrati fisicamente, ma con loro non avevo mai scambiato mai manco un sia pur breve/futile messaggio, neanche di tanto in tanto.

Perché, dunque, avrei dovuto fare loro gli auguri di buon compleanno? Anzi perché li avrei dovuti considerare ancora “amici”, sia pure nel senso (francamente banale) che intende il linguaggio gergale di facebook?

Mi sono accorto quindi (e ancora di più) che avevo fatto una cosa che nella mia vita mi ero sempre rifiutato di fare: quella di sprecare, cioè di inflazionare, il significato della parola “amicizia”; di considerare “amici” dei perfetti estranei, anzi dei perfetti sconosciuti.

Ho cominciato ad utilizzare allora (e lo sto utilizzando ancora) il promemoria dei compleanni, che mi manda ogni giorno facebook, per cancellare un poco alla volta i miei “amici” che erano rimasti solo e del tutto virtuali (quindi non “veri amici”).

Oltre che per fare gli auguri a coloro (ma molti di meno di quelli che avevo “imbarcato” all’inizio) che considero “veri amici”.

Innanzitutto gli amici veri, di lunga frequentazione (anche fisica), che mi erano amici ben prima di facebook.

E poi gli amici di recente frequentazione, che magari non ho avuto ancora il piacere di conoscere fisicamente, ma con i quali c’è stata e c’è almeno una qualche comunicazione, di un certo significato e di una certa costanza, anche se solo sulla rete.

Mi sembra, in questo modo, di aver cominciato a ristabilire un rapporto più sano e corretto con la dimensione dell’amicizia, che, sotto l’influsso del conformismo virtuale, avevo superficialmente e insensatamente inquinato.

L’amicizia è un cosa preziosa; non va regalata come se fosse un pacchetto di fazzolettini o una caramella.

Meglio: l’amicizia è una cosa sacra; non va data a “cani” e “porci, nel senso evangelico del termine (Matteo; 7,6).

Giovanni Lamagna