Archivi Blog
Fondamentalismi e identità aperte.
Il concetto di “fondamentalismo” ha a che fare col termine “fondamento”.
In sé, quindi, non ha o non dovrebbe avere una connotazione negativa.
In fondo siamo tutti chi più e chi meno alla ricerca di un fondamento o di fondamenti, di qualcosa cioè su cui poggiare la nostra esistenza, per darle stabilità, sicurezza, il senso di una continuità, di un qualcosa che dura, che non è fuggevole.
Anche Gesù parla dell’uomo saggio definendolo come colui “che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Per contro l’uomo stolto è colui “che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande. (dal Vangelo di Matteo 7, 24-25).
Si può dire, inoltre, che tutta la storia della filosofia (a partire dai presocratici – VI/V sec. a. C. – fino ai giorni nostri) non sia altro che (o sia anche) una ricerca dei fondamenti, cioè delle risposte alle domande ultime o fondamentali.
Quindi è del tutto legittimo andare alla ricerca dei fondamenti su cui poggiare la propria visione del mondo, senza la quale diventa difficile per ciascuno di noi orientarsi nella vita.
D’altra parte i fondamenti sono anche ciò che dà sostanza, anima, volto, alla nostra identità.
A seconda se noi abbiamo trovato o troviamo fondamento in certe cose la nostra identità sarà di un certo tipo, se l’abbiamo trovata in altre cose sarà di altro tipo.
Anche qui sovviene il Vangelo, la parola di Gesù, quando dice “… laddove è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (dal Vangelo di Matteo; 6, 21).
Perché allora la parola “fondamentalismo”, che si… fonda su un termine in sé positivo (fondamento/i), assume oggi, agli occhi di molti di noi una connotazione del tutto negativa?
Perché il fondamentalismo (come molti fenomeni che vengono definiti con parole che terminano col suffisso “ismo) è un fenomeno degenerativo di quella che abbiamo definito come “ricerca dei fondamenti”, che in sé è del tutto legittima, in quanto connaturata agli esseri umani.
Così come il termine “identitarismo” è un fenomeno degenerativo della ricerca in sé del tutto legittima e perfino positiva e auspicabile della “ricerca di una propria identità”.
Che cosa rende allora negativi questi due fenomeni: quello del fondamentalismo e quello dell’identitarismo?
La loro propensione alla chiusura, al dogmatismo, al settarismo, al rifiuto del diverso, il loro sfociare spesso in forme di intolleranza, quando non anche di vero e proprio razzismo.
In altre parole e per chiudere questo discorso: non è negativo che io abbia dei fondamenti su cui poggiare la mia identità e neanche che abbia una mia identità distinta e autonoma da quella degli altri.
E’ negativo che io non sia disposto a mettere in discussione, in ogni momento, i fondamenti su cui ho poggiato la mia vita, che non sia disposto a modificare, nel dialogo e nel confronto con gli altri, la mia identità.
E’ negativo, in altre parole che io non resti aperto, pur avendo un’identità e delle convinzioni solide; che io mi chiuda, per paura o per pigrizia, all’Altro diverso da me.
E’ ancora più negativo che il mio modo di pensare, la mia identità, tendano a diventare strumenti di prevaricazione e oppressione dei modi di pensare e delle identità di altri.
E’, infine, oltremodo negativo e del tutto deprecabile l’atteggiamento, l’abito mentale di chi tende addirittura a negare la stessa legittimità ad esistere di altri modi di pensare e di altre forme di identità, diverse dalle mie.
© Giovanni Lamagna