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Pancia, cuore e testa
Leggo questo pensiero di Charles Bukowski, che – come tutti i suoi pensieri, del resto – è molto radicale, persino estremo, addirittura graffiante:
“…Esprimete ciò che sentite, non abbiate paura delle conseguenze, perché il tempo non fa sconti a nessuno.
Amate, odiate, buttatevi a capofitto in ogni cosa vi dia emozioni forti.
Le persone sono lo spettacolo più bello al mondo.
E non si paga il biglietto…”
Dico subito che lo condivido solo in parte. Ne condivido l’incitamento a non essere persone mediocri, a non accontentarsi delle mezze misure: ne condivido, in altre parole, la radicalità. Non ne condivido, invece, l’estremismo, l’eccesso.
Non penso, infatti, che non bisogna avere paura delle conseguenze del proprio sentire e, meno che mai, dei propri comportamenti e delle proprie azioni.
Anzi qui non è manco questione di paura o non paura; qui è questione di senso della responsabilità.
Ad ogni azione, infatti, corrisponde sempre una reazione, cioè una risposta, di cui noi siamo perciò responsabili.
Quando compiamo una certa azione, siamo responsabili di questa azione, ma anche della reazione che ne consegue.
Questo non vuol dire che non dobbiamo amare con passione e che non dobbiamo vivere emozioni forti, accontentandoci di sentimenti deboli e flaccidi: in questo sono pienamente d’accordo con Bukowski.
Vuol dire solo che dobbiamo sempre, in ogni occasione e circostanza, (almeno dobbiamo provarci) mettere d’accordo pancia, cuore e cervello; gli impulsi che ci suggerisce l’stinto (metaforicamente: la pancia), le emozioni e i sentimenti (rappresentati metaforicamente dal cuore) e l’intelligenza, la razionalità (rappresentati metaforicamente dal cervello).
© Giovanni Lamagna
Cambiare il mondo, cambiare se stessi
Con gli anni mi sono formato la convinzione che una quantità di individui, impegnati in politica a – dicono loro – cambiare il mondo, sono in realtà persone che non stanno bene con se stesse, sono solo persone nevrotiche.
Di conseguenza penso che farebbero bene a cambiare se stesse, a guarire le loro nevrosi, prima di provare a cambiare il mondo, a guarire le malattie del mondo.
Che pure ci sono, per carità, e vanno curate. Anche con radicalità ed urgenza. Ma per guarirle (per cambiare dunque il mondo, come pure è necessario fare) ci vogliono persone sane, non persone malate.
Giovanni Lamagna