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Il contemplativo e la sapienza.

Non c’è forse frase più bella per definire l’atteggiamento interiore del contemplativo che questa: “Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo.” (Luca 2; 19).

Il contemplativo è, infatti, uno che, in un certo momento della sua vita, ha ricevuto una rivelazione e la custodisce poi in cuor suo, come un tesoro, meditandoci sopra.

E da quella prima illuminazione (custodita, coltivata e meditata) ne sgorgano, ne zampillano poi, come da una sorgente continua, cento, mille altre, cui fanno seguito pensieri e parole di sapienza.

© Giovanni Lamagna

Lasciare traccia di sé.

Ambiamo tutti, chi più e chi meno, a lasciare qualche traccia di noi.

La scrittura è sicuramente una delle massime manifestazioni di questa ambizione.

Che spesso, però, si accompagna alla frivola vanità, al vuoto narcisismo, alla presunzione.

Quando il desiderio di apparire, di mostrarsi, di riscuotere like supera di gran lunga quello di esprimere realmente ed esclusivamente ciò che si ha dentro.

A prescindere dal successo che questa rivelazione riscuoterà.

© Giovanni Lamagna

Lo snodo decisivo di ogni psicoterapia.

È il movimento che accade in ogni analisi: il soggetto incontra una verità che rifiutava accanitamente, pur dichiarando di averla voluta ricercare con tutte le sue forze. Questa verità coincide con il peggio di noi stessi.” (Massimo Recalcati; “Il segreto del figlio”; Feltrinelli 2017; p.53)

Io mi permetto di aggiungere: questa verità/rivelazione può essere talmente luminosa, solare, abbagliante, da accecare; da costituire quindi un trauma simile, pari per intensità, a quello da cui era derivata la rimozione della verità, che aveva poi provocato la nevrosi.

Tanto è vero che l’analisi, giunta a questo punto, può impantanarsi.

Perché da un lato il soggetto vuole sapere, in quanto inconsciamente coglie che, se non scopre la verità su sé stesso, egli non sarà mai libero (“…la verità vi farà liberi”; Vangelo di Giovanni 8, 32).

Dall’altro ha la sensazione che la scoperta della verità può essere talmente traumatica per lui da sommergerlo, da provocargli un tracollo psicotico peggiore della nevrosi da cui voleva guarire.

In questo snodo l’analisi gioca il suo esito, che non può mai essere dato per scontato quando inizia un percorso terapeutico.

Questo esito sarà positivo, evolutivo, progressivo, se il paziente sarà in grado di affrontare e reggere il peso della verità su sé stesso.

Sarà negativo, involutivo e regressivo, se il paziente non avrà il coraggio e la forza di reggerlo e vi si sottrarrà, preferendo continuare a coltivare illusioni su sé stesso.

© Giovanni Lamagna

Arte e mistica.

Io penso che un artista o è un mistico (pur senza averne nessuna consapevolezza) o semplicemente non è un artista.

Chi è il mistico, infatti?

E’ colui che si affaccia sugli abissi del mistero, che coglie, intravede, in qualche modo percepisce, il mistero della vita.

E a volte, ma solo a volte, lo rivela, lo manifesta, anche agli altri.

Cosa fa, invece, l’artista?

Fa, più o meno, la stessa cosa: intuisce, percepisce, illumina (fosse anche solo per un attimo) il mistero e lo rivela, lo mostra all’esterno, lo fa diventare oggetto, opera d’arte.

Così altri, noi spettatori e fruitori dell’opera, ne siamo a nostra volta toccati ed illuminati.

Le forme e i modi, in cui questa rivelazione e questa creazione avvengono (musica, parola, scultura, quadro…) sono del tutto secondarie.

L’opera d’arte (ogni autentica opera d’arte) è, quindi, una vera e propria esperienza mistica.

© Giovanni Lamagna

I fatti e le opinioni

Si possono separare i fatti dalle opinioni?

Si può certamente fare il tentativo, lo sforzo; e, almeno in una certa misura, ci si può anche riuscire.

Resterà, però, sempre una zona opaca, grigia, nella quale i fatti saranno deformati dalle opinioni.

Perché già il solo modo, la sola forma, ad esempio l’ordine con cui i fatti saranno presentati, in qualche modo manifesteranno anche l’opinione sui fatti.

Il dare risalto ad un particolare anziché ad un altro la rivelerà in una misura più o meno sfumata o vistosa.

Per cui il racconto dei fatti sarà sempre in una qualche misura la rivelazione della propria opinione sui fatti.

Nessuno racconterà mai determinati fatti esattamente allo stesso modo di come li racconteranno altri.

© Giovanni Lamagna