Archivi Blog
Tutto o niente.
Ci sono donne (anche uomini, ma soprattutto donne) che, in amore, in attesa del “tutto” (cosa sarà poi questo “tutto”? l’equivalente del “principe azzurro”? “l’uomo della loro vita”?) rinunciano anche a quel poco (o molto) che le occasioni della vita offrono loro (a volte su piatti d’argento).
Sono donne (e uomini) destinate/i a rimanere a bocca asciutta sul piano erotico/affettivo e a mordersi l’anima.
© Giovanni Lamagna
Desiderio.
Quando non si desidera più niente, si desidera pur sempre ancora qualcosa: si desidera morire.
La morte del desiderio altro non è che il desiderio della morte.
© Giovanni Lamagna
Tutto o niente?
Ci sono coloro per i quali “o è tutto o è niente!”.
E ci sono poi coloro per i quali “è meglio poco che niente!”
Io sono decisamente dalla parte di questi secondi.
Penso, infatti, che “chi troppo vuole nulla stringe”.
© Giovanni Lamagna
Niente e nessuno ci appartiene in modo assoluto, totale ed esclusivo.
Dice Epitteto: “Non dire mai di una cosa o di una persona: l’ho perduta; dì sempre: l’ho restituita”.
E’ vero, molto vero!
Niente e nessuno ci appartiene in modo assoluto, totale ed esclusivo…
Ci è solo stato dato momentaneamente in consegna…
D’altra parte, quando moriremo, non ci porteremo niente appresso: né cose né persone…
© Giovanni Lamagna
L’essenza precede l’esistenza o l’esistenza precede l’essenza?
“L’esistenza precede l’essenza”, come afferma Sartre?
O al contrario è l’essenza a precedere l’esistenza, come ha affermato la filosofia classica, almeno fino al Rinascimento?
La mia posizione è che questo dilemma sia irrisolvibile; che assomigli alle quattro antinomie Kantiane, in ciascuna delle quali abbiamo due affermazioni che dicono esattamente l’opposto e che sono veritiere entrambe.
Non ci sono dubbi, infatti, che, come afferma Sartre, “l’uomo esiste innanzitutto, si trova, sorge nel mondo, e si definisce dopo… all’inizio non è niente. Sarà solo in seguito e sarà quale si sarà fatto”.
Ma è anche vero, come riconosce lo stesso Sartre, che “… L’uomo… non si è creato da solo” e che la sua definizione di sé non nasce dal nulla, non è pura creazione di sé, ma in qualche modo è una presa d’atto, il riconoscimento di qualcosa che lo precede.
Che, se non è proprio “l’essenza”, “l’essere in sé”, “l’ontos”, di cui parlava la filosofia classica, quanto meno ci assomiglia molto.
© Giovanni Lamagna