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Perché, nonostante tutto, desideriamo vivere?

Perché, nonostante tutto, desideriamo vivere? Tutti, chi più e chi meno, poveri e ricchi, sani e malati, belli e brutti, intelligenti e stupidi.

Nonostante che numerosi e illustri filosofi, soprattutto in questi ultimi due secoli, ci abbiano indotto a pensare che la vita è solo dolore e noia, sofferenze e malanni, un triste capriccio della natura.

Forse la risposta sta nel fatto – per quanto banale esso possa sembrare – che non è per niente vero quello che illustri filosofi hanno sostenuto; penso, per fare solo tre esempi, a Leopardi, a Schopenhauer e a Cioran.

Forse la vita non è solo dolore e noia, dispiaceri e sventure, come tanti filosofi – soprattutto moderni e, ancor più, contemporanei – si sono convinti a credere e hanno provato a convincerci.

La vita è anche gioie e piaceri, è anche avventure e scoperte.

Anzi forse, nonostante tutto, i secondi, per ognuno di noi, prevalgono sui primi.

Ne possiamo concludere che, quindi, la vita – checché ne pensino i Leopardi, gli Schopenahuer e i Cioran – vale la pena di essere vissuta, nonostante si concluda con la morte, che – non a caso – la maggior parte di noi si augura arrivi il più tardi possibile.

D’altra parte quegli stessi pensatori hanno confermato tale verità coi fatti, in contraddizione con le parole da loro dette e scritte.

Infatti, se pensavano veramente e fino in fondo le cose che affermavano sulla vita, perché hanno preferito tenersela cara, fino alla morte naturale, e non togliersela anticipandone la fine; come pure, se fossero stati coerenti con le loro teorie, avrebbero potuto fare?

© Giovanni Lamagna

Femmine, maschi, tenerezza, eros e sesso.

La mia esperienza mi porta a dire che le femmine (almeno la maggior parte delle femmine) tendono a ridurre (se non da subito, prima o poi, col tempo) il loro rapporto col maschio alla dimensione della tenerezza, trascurando o limitando fortemente quella dell’eros.

Col rischio di mettere in crisi non solo la dimensione dell’eros ma anche quella della tenerezza nel rapporto con il maschio.

Il quale, invece, dell’eros ha bisogno per essere anche tenero.

Senza eros tende, infatti, a diventare aggressivo nei confronti della femmina.

Il maschio dà, per contro, l’impressione alla femmina di ricercare solo l’eros, anzi solo il sesso, nel rapporto con lei.

Ma, il più delle volte, tranne rari casi di veri assatanati sessuali, di sessuomani, malati di sesso, è un’impressione sbagliata.

Non è affatto vero che il maschio ricerchi solo l’eros nel rapporto con la femmina.

La maggior parte dei maschi desidera entrambe le cose: l’eros e la tenerezza; l’eros accompagnato dalla tenerezza e la tenerezza accompagnato dall’eros.

Anche se li ricerca, molto spesso, in maniera maldestra, per cui effettivamente dà l’impressione di ricercare solo l’eros, anzi solo il sesso, senza tenerezza.

Ma è solo un’impressione, perché in realtà il maschio, in cuor suo, ricerca sia la tenerezza che l’eros e il sesso.

E, però, quando trova solo la tenerezza, senza l’eros, molte volte si va a cercare l’eros da un’altra parte, da un’altra femmina.

Nella speranza – che il più delle volte si rivela illusoria – di trovare, nella stessa femmina, tenerezza ed erotismo insieme.

Premesso, dunque, che i maschi desiderano dalle femmine sia tenerezza che erotismo, oltre che sesso, bisogna riconoscere che spesso, molto spesso, non sanno dare né tenerezza né erotismo.

Sono capaci di dare solo un povero sesso, né tenero né, tantomeno, erotico.

Ovviamente le femmine finiscono per esserne (ed a ragione) gravemente insoddisfatte.

Per cui non solo non danno erotismo e sesso, ma ritirano anche la tenerezza (verso la quale inizialmente propendevano) e tendono a diventare, a loro volta, aggressive.

In altre parole il rapporto tra maschi e femmine è viziato da sempre, dai primordi della storia umana, da profondi equivoci e malintesi, che lo rendono complicato, oltre che complesso.

Ecco perché così spesso, passata la luna di miele iniziale, persino quando è stata appassionata e travolgente, il rapporto tra un maschio e una femmina finisce miseramente nelle secche del disincanto e della incomunicabilità.

© Giovanni Lamagna