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Va dove ti porta il cuore?

Nessuno mi convincerà mai che si può vivere seguendo solo le emozioni e il sentimento e, meno che mai, abbandonandosi al puro istinto.

L’istinto, le emozioni e i sentimenti fanno parte senza alcun dubbio del patrimonio genetico di cui la natura ha dotato anche gli esseri umani, in quanto facenti parte del genere animale, e, quindi, hanno, svolgono un ruolo importante nella nostra vita.

E, però, può essere considerato ancora tale un uomo che, pur possedendo potenzialmente la facoltà della ragione, cioè della capacità di discernere tra istinto buono e istinto cattivo, tra emozione positiva ed emozione negativa, tra sentimento profondo e sentimento mellifluo, non ne faccia buon uso?

L’istinto, le emozioni, i sentimenti sono sicuramente energia positiva, linfa indispensabile alla vita dell’uomo.

Ma possono trasformarsi in energia negativa, addirittura distruttiva, se non sono guidati dalla ragione e dalla consapevolezza dell’uomo saggio.

Allo stesso modo di come l’auriga con le redini tiene a bada i cavalli, che senza di lui potrebbero trascinare fuori pista il cocchio e con esso il suo conducente.

© Giovanni Lamagna

Super-io e Ideale dell’Io.

L’Ideale dell’Io non ha nulla a che fare – almeno per come lo intendo io – con il Super-io.

Perché l’Ideale dell’Io è il frutto, il risultato di una scelta consapevole (per quanto le nostre scelte possano essere consapevoli) dell’Io, del mio essere individuale nel pieno e libero (per quanto è possibile) possesso delle sue facoltà, emotive ed intellettuali.

E’ ciò che voglio, aspiro a diventare rispetto a ciò che sono; è il mio desiderio (per dirla con Jacques Lacan), è il mio daimon e la mia vocazione (per dirla con Carl Gustav Jung), è il compito che ho assegnato a me stesso nella vita (per dirla con Victor Frankl).

Mentre il Super-io è un modo di essere che viene imposto (“imposto” è il termine giusto) all’Io dell’individuo dall’esterno, in primis dalla sua famiglia di origine, poi dal contesto ambientale in cui è cresciuto ed ha vissuto i suoi primi anni di vita (decisivi per la formazione del Super-io), infine dal contesto sociale in cui vive da adulto.

E’ vero che i due (Ideale dell’Io e Super-io) si possono confondere; nel senso che noi possiamo ritenere come nostro Ideale dell’Io quello che è in realtà Super-io.

Però, se analizziamo bene le loro due strutture, esse hanno origini e conformazioni molto diverse.

L’Ideale dell’Io (ripeto, almeno per come lo considero io) esprime la nostra volontà e libertà, quel poco o molto di libera volontà che ci è consentita; è – come direbbe Sartre – “ciò che facciamo e vogliamo fare con quello che gli altri hanno fatto di noi”.

Il Super-io, invece, è la negazione della nostra libera e autonoma volontà; esprime i nostri condizionamenti psicologici, soprattutto quelli che abbiamo ricevuto nell’infanzia; è semplicemente “ciò che gli altri hanno fatto di noi”.

© Giovanni Lamagna