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La gelosia si può educare.
Certo che gelosia, orgoglio ferito, delusione, rabbia fanno parte della natura umana; che in buona parte è simile a quella degli altri animali!
Ma l’uomo, a differenza degli altri animali, ha una coscienza e un’intelligenza che possono aiutarlo a divenire consapevole dei suoi impulsi e ad educarli, per non restarne prigioniero.
L’uomo – volendo – si può educare a non essere possessivo, a non considerare l’altro/a una sua proprietà; e, quindi, a non essere più geloso.
Tra l’altro io sento che, quando l’altro/a non ci appartiene mai del tutto e in qualche modo ci sfugge, si sviluppa in noi un’adrenalina, un’eccitazione, che appassisce, muore, quando egli/ella sono invece per noi troppo scontati.
Un rapporto in cui non c’è la presenza di un “terzo” (quantomeno immaginario, simbolico) tende a diventare fatalmente “incestuoso”, più fraterno e amicale, che passionale ed erotico.
Accettare questa presenza ha (può avere) due effetti: ci aiuta a diventare meno possessivi e gelosi nei confronti di un nostro “rivale” (potenziale o reale) ed alimenta il nostro desiderio nei confronti del “nostro” partner.
© Giovanni Lamagna
Tanti auguri di diventare, col nuovo anno, un po’ di più ciò che si è in potenza e non ancora in atto!
Il desiderio, per Sartre, è alla sua radice sempre “desiderio di essere”.
Io integrerei: il desiderio, per me, è sempre desiderio di diventare ciò che si è.
Di diventare ciò che si è in potenza e non si è ancora in atto.
© Giovanni Lamagna
Nel giorno degli innamorati una riflessione (dolce e amara) sull’innamoramento e l’amore.
Ci si può innamorare di una persona per quella che è già.
Ma ci si può innamorare anche per quella che potrebbe essere o diventare e non è ancora.
Sono due forme di innamoramento: entrambe presenti nella psicologia umana.
Io credo che nell’innamoramento queste due modalità non si escludano affatto, come molti – anche insigni psicologi e psicoanalisti – credono; ma siano, invece, perfettamente compatibili.
L’una è l’altra faccia dell’altra, necessarie – entrambe – l’una all’altra.
Quando ci si innamora, ci si innamora innanzitutto (e indubbiamente) di una persona come essa è già.
Ma ci si innamora anche (e altrettanto indubbiamente) di ciò che ella promette di diventare, cioè del suo essere potenziale.
Tanto è vero che, spesso, quando questa persona tradisce questo suo potenziale, rinuncia cioè a diventare quella che poteva essere e non era ancora, si smette di amarla.
Magari si resta ancora fisicamente, materialmente con lei, perché troppi interessi – di natura, ad esempio, anche banalmente economica – ci legano reciprocamente.
Ma non lo si è più spiritualmente, perché non si cammina, non si cresce più assieme; l’amore in questo caso sfiorisce e il rapporto scade in una stanca, monotona routine.
Quando non diventa addirittura luogo di logoranti contrasti, di ripetitive ed estenuanti discussioni, in certi casi persino di violenti conflitti, talvolta anche fisici.
© Giovanni Lamagna