Archivi Blog

Ogni rapporto di coppia è sempre, come minimo, un rapporto a tre.

Qualsiasi rapporto di coppia non è mai un rapporto a due, ma è sempre – come minimo – un rapporto a tre.

Perché è segnato da un imprinting originario, costituito dal rapporto di ciascun membro della coppia con i suoi rispettivi genitori.

In ogni rapporto di coppia incombe, dunque, sempre – come minimo – una figura terza.

Che in molti casi svolge un ruolo negativo, giudicante, censorio, fonte di sensi di colpa.

In altri casi, invece, un ruolo positivo: impedisce cioè che il rapporto di coppia – col tempo, con la routine – diventi puramente affettuoso; e, quindi, para-incestuoso.

Infatti, la figura terza – con il sentimento di rivalità e competizione che inevitabilmente provoca – contribuisce – se i due membri della coppia riescono ad utilizzarla – a tener viva l’adrenalina del desiderio, l’alimenta di continuo.

© Giovanni Lamagna

La gelosia si può educare.

Certo che gelosia, orgoglio ferito, delusione, rabbia fanno parte della natura umana; che in buona parte è simile a quella degli altri animali!

Ma l’uomo, a differenza degli altri animali, ha una coscienza e un’intelligenza che possono aiutarlo a divenire consapevole dei suoi impulsi e ad educarli, per non restarne prigioniero.

L’uomo – volendo – si può educare a non essere possessivo, a non considerare l’altro/a una sua proprietà; e, quindi, a non essere più geloso.

Tra l’altro io sento che, quando l’altro/a non ci appartiene mai del tutto e in qualche modo ci sfugge, si sviluppa in noi un’adrenalina, un’eccitazione, che appassisce, muore, quando egli/ella sono invece per noi troppo scontati.

Un rapporto in cui non c’è la presenza di un “terzo” (quantomeno immaginario, simbolico) tende a diventare fatalmente “incestuoso”, più fraterno e amicale, che passionale ed erotico.

Accettare questa presenza ha (può avere) due effetti: ci aiuta a diventare meno possessivi e gelosi nei confronti di un nostro “rivale” (potenziale o reale) ed alimenta il nostro desiderio nei confronti del “nostro” partner.

© Giovanni Lamagna