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I concetti di sincronicità e premonizione/presentimento in Jung
Alle pagine 478 e 479 della sua (quasi) autobiografia (“Ricordi, sogni, riflessioni”, raccolti ed editi da Aniela Jaffé; BUR Saggi) Jung espone il concetto di “sincronicità”.
Per “sincronicità” Jung intende, a detta della Jaffé, “… la significativa coincidenza o corrispondenza
a) di un accadimento psichico e di uno fisico, senza che vi sia relazione causale tra l’uno e l’altro. Tali fenomeni sincronistici avvengono, per esempio, quando vicende interne (sogni, visioni, presentimenti) trovano corrispondenza nella realtà esterna: l’immagine interiore o il presentimento si sono dimostrati “veri”;
b) di sogni, pensieri, ecc., simili o uguali che hanno luogo contemporaneamente in luoghi diversi. Né l’una né l’altra manifestazione può essere spiegata con la causalità. Sembrano piuttosto essere legate a processi archetipici nell’inconscio”.
Di questa teoria io sono ben disposto a prendere in considerazione il concetto di “presentimento”, che mi sembra affine a quello di “premonizione”, in riferimento a visioni, intuizioni, che si hanno il più delle volte nei sogni ma alcune volte anche in piena veglia e che preannunciano (o, meglio, preannuncerebbero), in anticipo o in coincidenza, fatti che poi si verificano realmente.
Anche se in questo caso parlerei più di ipotesi che di vera e propria tesi scientifica accertata, in quanto l’ipotesi della “premonizione” o del “presentimento” (almeno al momento) non è suffragata da nessuna prova di natura scientifica consolidata.
E’ a mio avviso, quindi, più un dato di fatto (interessante e significativo da registrare) che una vera e propria teoria scientifica da sostenere con ferma e totale assertività.
Minore importanza (anzi nessuna importanza) darei invece ai fenomeni che Jung pure inserisce nella categoria della “sincronicità”: quei fenomeni di tipo fisico che accadono in coincidenza con eventi di tipo psichico.
Come quello famoso raccontato dello scoppio (improvviso , fragoroso e ripetuto) di alcune mensole della libreria dello studio di Freud nel corso di una conversazione molto animata tra lo stesso Freud e Jung.
Anche questo, senza alcun dubbio, è un dato di fatto obiettivo e reale che si può registrare, di cui si può prendere atto, come puro e singolare fatto di cronaca. Ma non vedo quale interesse possa avere e cosa possa spiegare sul piano scientifico.
Provare a vedere una connessione tra l’estrema tensione venutasi a creare tra i due grandi psicoanalisti e la rottura verificatasi nelle mensole della libreria di Freud mi sembra francamente alquanto azzardato, per non dire del tutto bizzarro.
Anche io sono portato a pensare (come del resto sostenuto dallo stesso Freud in una lettera a Jung di qualche giorno dopo l’episodio) che in un caso come questo si sia trattato di pure coincidenze, del tutto fortuite e casuali.
A meno di non riuscire a dimostrare che, ogni volta che si verifica una lite (magari tra persone di particolare ingegno ed energia biopsichica), questa provochi anche effetti collaterali (dicesi altrimenti: danni) di natura fisica nell’ambiente circostante.
Nel primo caso, invece, (quello del “presentimento” o “premonizione”) si potrebbe ipotizzare (ma per il momento, ripeto, solo ipotizzare) un livello di comunicazione tra diverse unità psichiche o di intuizione di una singola psiche, che si realizzerebbe al di fuori dei normali processi di comunicazione o di percezione della realtà (quelli di cui oggi siamo a conoscenza oggi e che siamo stati capaci di indagare fino ad oggi in maniera scientifica adeguata).
Per cui non mi sento di escluderla del tutto come ipotesi di una qualche attendibilità, anche se ancora tutta da verificare e dimostrare, prima di poterla sostenere come tesi scientifica.
© Giovanni Lamagna