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La gelosia si può educare.
Certo che gelosia, orgoglio ferito, delusione, rabbia fanno parte della natura umana; che in buona parte è simile a quella degli altri animali!
Ma l’uomo, a differenza degli altri animali, ha una coscienza e un’intelligenza che possono aiutarlo a divenire consapevole dei suoi impulsi e ad educarli, per non restarne prigioniero.
L’uomo – volendo – si può educare a non essere possessivo, a non considerare l’altro/a una sua proprietà; e, quindi, a non essere più geloso.
Tra l’altro io sento che, quando l’altro/a non ci appartiene mai del tutto e in qualche modo ci sfugge, si sviluppa in noi un’adrenalina, un’eccitazione, che appassisce, muore, quando egli/ella sono invece per noi troppo scontati.
Un rapporto in cui non c’è la presenza di un “terzo” (quantomeno immaginario, simbolico) tende a diventare fatalmente “incestuoso”, più fraterno e amicale, che passionale ed erotico.
Accettare questa presenza ha (può avere) due effetti: ci aiuta a diventare meno possessivi e gelosi nei confronti di un nostro “rivale” (potenziale o reale) ed alimenta il nostro desiderio nei confronti del “nostro” partner.
© Giovanni Lamagna
L’amore che immagino e desidero
Bisogna abituarsi a un nuovo modo di intendere l’amore.
O, meglio, quello che i più chiamano amore.
Bisogna andare oltre il concetto dell’amore romantico,
dell’amore passione,
dell’amore esclusivo e monogamico.
Questo tipo di amore dura poco,
è destinato per sua natura a durare poco.
Passati i primi fuochi
e le prime fiamme
prima si assopisce
e poi si spegne del tutto.
Diventa compagnia, affetto, cameratismo,
ma non è più l’amore passione
che era agli inizi.
Bisogna allora scegliere:
cosa voglio dall’amore?
Il rifugio, il rimedio alla solitudine,
il mutuo aiuto?
O voglio anche altro?
Voglio che la passione rimanga viva,
che il fuoco degli inizi
non si spenga col tempo?
Se faccio questa seconda scelta,
allora devo rinunciare all’idea di amore romantico,
esclusivo, possessivo,
due cuori e una capanna.
Devo optare per l’amore-amicizia.
Amore che non esclude altri amori,
che anzi si rinnova di continuo
grazie ad altri amori.
L’amore che non divinizza l’altro/a,
ma è in grado di cogliere in ogni altro
il frutto buono,
il fiore bello,
la qualità,
la dote unica ed esclusiva,
il pregio.
L’amore che non è possesso,
che non è geloso
e non è invidioso.
L’amore che sa sopportare la presenza di altri amori,
che li mette in conto,
perché sa di non essere onnipotente,
di non poter essere il tutto per l’altro,
che sa avere l’umiltà
e la pazienza di aspettare,
perché sa, è consapevole
che la presenza di un altro, nuovo amore
non significa la morte dell’amore vecchio,
l’amore di prima,
ma solo un altro amore
e che gli amori non sono incompatibili,
ma addirittura possono rafforzarsi a vicenda,
se diventano amicizie,
fratellanze, sorellanze.
Il giorno in cui l’amore sarà vissuto così
sarà un bel giorno per l’umanità,
sarà l’alba di una nuova Umanità,
più dolce,
più serena,
più aperta,
più tollerante,
più solidale,
più buona,
più intelligente,
più bella,
più tutto,
in altre parole più umana
© Giovanni Lamagna