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Il nuovo, lo stesso, il diverso.

Sono pienamente d’accordo con Recalcati quando afferma che “il nuovo” e “lo stesso” non sono per forza di cose due concetti opposti, che debbano stare in antitesi.

Come, d’altra parte, “il nuovo” e “il diverso” non sono necessariamente sinonimi, non è scontato che vadano naturalmente e automaticamente sempre d’accordo.

Si può, infatti, trovare del “nuovo” nello “stesso”.

Mentre non è detto che si trovi sempre e davvero del “nuovo” nel “diverso”.

Fatta questa premessa, possiamo dire che è del tutto legittimo cercare le novità nella propria vita: questo fa parte del naturale, fisiologico bisogno di cambiare periodicamente pelle e dell’altrettanto naturale desiderio di arricchirsi umanamente, di crescere, di evolvere, di non restare fermi allo stesso palo per tutta la vita.

Cosa particolarmente vera, giusta, legittima, nelle relazioni, specie in quelle di coppia.

Non bisogna, però, cadere nell’illusione ingannevole che la novità la si trovi semplicemente cercando il nuovo; ad esempio, un nuovo partner.

Perché ci potremmo molto facilmente ritrovare con un partner nuovo molto simile, nelle sue caratteristiche psicologiche e, persino, in quelle fisiche, al partner vecchio, dal quale ci siamo separati per andare a vivere col nuovo.

Molto meno ingannevole e illusorio potrebbe essere il ricercare la novità, anzi le novità, all’interno dello stesso rapporto, anche se questo magari dura da anni.

La cosa è indubbiamente più faticosa e impegnativa per entrambi i partner di una relazione, ma molto meno a rischio di andare incontro a un (nuovo) fallimento.

Anche se, ovviamente, richiede una disponibilità continua, permanente, costante, alla ricerca, al rinnovamento e al cambiamento.

Richiede in altre parole che entrambi i partner siano persone evolutive, in cammino, disposte a rischiare, a mettersi in continua discussione; e non statiche, ferme, poltronare (oggi si direbbe “divaniste”), piccolo-borghesi, benpensanti, in cerca (solo) di rassicurazioni e conferme l’uno dall’altro.

© Giovanni Lamagna

I rischi della comunicazione.

La maggior parte delle persone (ho l’impressione) preferiscono rinunciare alla comunicazione piena ed appagante che potrebbero avere, pur di non rompere il guscio in cui sono chiuse, rintanate, che dà loro l’impressione (tra l’altro, falsa) di proteggerle e ripararle da ogni rischio.

Si accontentano, quindi, di una comunicazione che dà loro solo conferme, che fondamentalmente le rassicura e non le mette mai davvero in discussione e meno che mai in crisi, fatta il più delle volte di vuota chiacchiera superficiale, che non realizza mai il vero contatto con l’altro.

© Giovanni Lamagna

Innamoramento e autostima.

Non ci sono dubbi: se e quando qualcuno/a si innamora di noi (ovviamente qualcuno/a che ci piace, qualcuno/a da cui, a nostra volta, siamo attratti) la nostra autostima lievita, in qualche caso addirittura sale alle stelle.

Al contrario, quando nessuno è innamorato di noi, quando nessuno è particolarmente attratto da noi, la nostra autostima langue, patisce, è depressa.

La nostra autostima, però, soprattutto ad una certa età, non dovrebbe più dipendere da questo tipo di esperienza.

Dovrebbe essere uno stato d’animo in noi consolidato, stabilizzato, non più soggetto all’influenza decisiva dell’innamoramento di qualcuno/a nei nostri confronti.

Il dongiovanni, invece, è proprio colui che ha bisogno di fare innamorare di sé le altre, quante più altre è possibile, per avere continue conferme della sua autostima, che evidentemente in lui è molto debole, fragile, precaria.

© Giovanni Lamagna