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Riproduzione fisica e riproduzione spirituale.

Credo che in ognuno di noi alberghi il desiderio recondito (effimero? vano?), potremmo dire anche l’ambizione, di lasciare un’eredità, un segno del proprio passaggio su questa terra.

Propendo a pensare che questa volontà e questo desiderio siano in qualche modo collegati alla funzione biologica e istintiva della riproduzione, sia quella materna che quella paterna.

Esiste dunque il desiderio di una riproduzione fisica che si manifesta e realizza nella procreazione dei figli.

Ma esiste anche il desiderio di una riproduzione spirituale, culturale, intellettuale, che per alcuni è ancora più importante di quella fisica.

Corrisponde al bisogno di lasciare traccia di noi, di quello che abbiamo sperimentato, capito, compreso in questo viaggio/passaggio sulla terra, da destinare come mappa cognitiva a coloro che ci sopravvivranno o addirittura nasceranno dopo di noi.

Nel vagheggiamento che le persone, alle quali presumiamo di lasciare questa nostra testimonianza, ce lo riconosceranno mentre siamo ancora in vita o ce ne saranno grati post mortem, quando non ci saremo più.

Forse questo desiderio è del tutto illusorio, perciò nevrotico o addirittura un po’ folle; ma (tant’è!) questo desiderio ad alcuni di noi li aiuta a vivere, a dare un senso e una ragione alla loro esistenza.

© Giovanni Lamagna

Istinto sessuale e pulsione erotica.

Massimo Recalcati (nel suo “Esiste il rapporto sessuale”; Raffaello Cortina editore; 2021; pag. 168) afferma: “Nel mondo animale non esiste erotismo perché l’erotismo implica la feticizzazione del corpo, la sua valorizzazione estetica, la promozione dei dettagli inservibili alla mera logica istintuale della riproduzione della specie.

Sono pienamente d’accordo; aggiungerò, quindi, solo alcune piccole riflessioni a quella di Recalcati, a integrazione della sua.

L’animale è mosso unicamente dal suo bisogno istintuale e cerca l’altro esclusivamente per poter soddisfare, scaricare, allentare, eliminare, questo suo bisogno.

Manco vede l’altro: per l’animale l’uno/a vale l’altro/a.

In questo suo movimento è davvero (inconsapevole) “funzionario della specie”, della sua perpetuazione, come dice Schopenhauer.

L’uomo no; non si accontenta dell’altro/a indiscriminato/a, indifferenziato/a.

Indubbiamente anche l’uomo è mosso da un istinto, da un bisogno di scarica; ed in questo senso anche lui è funzionario della sua specie, come lo è l’animale.

Ma l’uomo non è mosso solo da un istinto; l’uomo è mosso anche da altro.

L’uomo è capace di guardare all’altro/a nella sua particolarità; l’uno/a per lui non vale l’altro/a.

Egli è attirato (anche) dalle caratteristiche particolari dell’altro/a e (non solo) dall’altro/a in quanto specie.

Per lui c’è sempre un altro/a che vale più di altri, che lo attira, attizza di più.

Questo è ciò che differenzia la pulsione erotica (tipicamente umana) dal puro istinto sessuale (comune a tutti gli animali): l’istinto sessuale è indifferente all’altro/a; la pulsione erotica fa molta differenza tra l’uno/a e l’altro/a; è attirata da alcuni/e e non da altri/e.

Coglie nell’altro/a il particolare che lo differenzia dagli altri e che lo attira, quasi come un feticcio.

Particolare che non è legato solo al solo corpo dell’altro/a, ma perfino al suo abbigliamento, al suo trucco, al suo modo di muoversi e di gesticolare, al suo modo di parlare.

Tutto questo fa l’erotismo, che è quindi una vera e propria forma di linguaggio.

E che, come il linguaggio verbale, è totalmente estraneo agli altri animali, è proprio, solo dell’uomo.

© Giovanni Lamagna

Pornografia ed erotismo.

C’è una differenza abissale tra pornografia ed erotismo.

Associabile a quella che passa tra istinto e pulsione.

L’istinto appartiene all’uomo come a tutti gli altri animali.

La pulsione, invece, è propria, specifica degli uomini.

La pulsione è l’istinto raffinato, elaborato, l’istinto diventato cultura.

E’ l’istinto “perverso e polimorfo” di cui parla Freud, a proposito della sessualità.

Ma la stessa definizione potrebbe essere data anche di tutti gli altri istinti umani; o, meglio, di tutte le altre pulsioni.

L’istinto animale è unidirezionale e uniforme.

L’istinto umano è (o, meglio, tende ad essere) “perverso e polimorfo”; quindi pulsione.

E più è “perverso e polimorfo” più è umano.

Più è unidirezionale e uniforme più è – semplicemente, naturalmente – animale.

Faccio solo due esempi per evidenziare la profonda differenza: il primo relativo alla sessualità, di cui hanno parlato abbondantemente Freud e la psicoanalisi; il secondo relativo alla fame.

Negli animali la sessualità è mossa esclusivamente dall’istinto verso l’accoppiamento, generato dall’eccitazione sessuale.

Nell’uomo la sessualità trova indubbiamente nello stesso istinto degli animali la sua spinta primordiale.

Ma, mentre negli animali questo istinto si esprime in forme quasi meccaniche, sostanzialmente uguali per tutti gli animali, ripetitive e uniformi, nell’uomo si esprime nelle forme più varie (è, appunto, “polimorfo”), non solo a seconda degli individui, dei loro temperamenti, caratteri, culture e fasi della loro vita, ma anche a seconda dei tempi/contesti storici e dei luoghi/contesti geografici.

In altre parole, a differenza che negli animali, la sessualità negli uomini si fa storia e cultura.

Inoltre, mentre negli animali l’istinto sessuale è davvero solo “al servizio della specie”, cioè al servizio della riproduzione della specie (come affermava Schopenhauer di tutti gli animali, compreso l’uomo), per gli uomini l’istinto sessuale è anche, se non soprattutto, uno dei fattori principi del piacere e una spinta a relazionarsi all’altro/a in maniera empatica, simpatetica, affettiva, sentimentale.

Per questo nell’uomo l’istinto sessuale può definirsi “perverso”, nel senso che si perverte, allontana (almeno in parte) dal suo scopo principale, quello per cui lo ha previsto la natura, e ne acquisisce un altro, ben più complesso e articolato.

La stessa cosa avviene con la fame, l’istinto a cibarsi, a mettere cioè carburante nel nostro motore, per tenerlo in vita, per assicurargli la sopravvivenza.

Gli animali soddisfano questo istinto ingurgitando qualsiasi cosa trovino sulla loro strada, con l’unica differenza che alcuni di essi sono erbivori, altri carnivori.

Gli uomini, invece, non si accontentano di ingurgitare, gli uomini mangiano (che è cosa diversa dal semplice ingurgitare); in certi casi addirittura cucinano i loro cibi, non li mangiano crudi, così come li trovano in natura.

Non mangiano, quindi, solo per soddisfare un istinto, mangiano per soddisfare anche un gusto, un piacere, il piacere del cibo.

Ecco allora che anche in questo caso, come nel caso della sessualità, il mangiare diventa “perverso e polimorfo”.

“Perverso”, nel senso che si allontana, perverte, dal suo fine primario, che è quello di garantire la semplice sopravvivenza.

“Polimorfo”, nel senso che si soddisfa nelle forme più varie, complesse ed elaborate, a seconda degli individui, dei tempi e dei luoghi e, quindi, si fa storia e cultura.

La differenza tra ciò che rientra nella categoria di pornografia e ciò che possiamo considerare invece come erotismo (per tornare al punto da cui è iniziata questa riflessione) trova qui la sua radice: nella differenza tra istinto e pulsione.

La pornografia rappresenta l’atto sessuale e tutto ciò che ha a che fare col sesso come pura espressione di un istinto rozzo, primitivo, potremmo dire persino bestiale.

L’erotismo, invece, li rappresenta come manifestazione di una pulsione molto più complessa, evoluta, raffinata del semplice istinto; dunque specificamente umana.

© Giovanni Lamagna

Erotismo e sessualità

Quando Freud definì la sessualità del bambino come perversa e polimorfa diede, a mio avviso, anche (e, forse, senza esserne consapevole) una perfetta definizione dell’erotismo.

L’erotismo, infatti, per me non è altro che una sessualità perversa e polimorfa.

Cioè una sessualità che non ha come oggetto unico ed esclusivo l’organo sessuale del partner e che non si realizza nel semplice e meccanico accoppiamento dei due organi sessuali.

Nell’erotismo, infatti, entrano in gioco non solo gli organi sessuali ma i corpi nella loro interezza.

Nell’erotismo, infine, lo scopo primario non è l’accoppiamento dei corpi in vista della riproduzione, ma l’incontro delle anime attraverso l’esercizio della fantasia e della immaginazione.

Giovanni Lamagna