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L’atto sessuale può essere…

L’atto sessuale può essere il semplice sfogo di un istinto/bisogno fisiologico.

E in questo caso è ben povera cosa.

O l’incontro/fusione di due anime che si uniscono anche coi loro corpi.

E in questo caso è un’esperienza sublime, che sfiora il divino.

© Giovanni Lamagna

Il tuo piacere è (può essere) il mio piacere.

E’ del tutto vero – come sostiene Massimo Recalcati, nel suo “Esiste il rapporto sessuale?” (Raffaello Cortina Editore, 2021), muovendo dalla lezione del suo maestro, Lacan – che noi non possiamo sentire il piacere dell’altro come se fosse il nostro.

A maggior ragione – io aggiungo per inciso– nessuno di noi può avvertire il dolore dell’altro come se fosse il suo, davvero il suo.

Da questo punto di vista noi umani – come del resto anche gli altri animali- siamo “condannati” ad una separatezza ontologica, che niente e nessuno potranno mai annullare.

E, però, è anche vero che io posso avvertire (ho gli strumenti per farlo, volendo) il piacere che sale, che monta nel corpo dell’altro, coglierne distintamente l’onda e farmene toccare, in alcuni casi perfino (estaticamente) travolgere.

Proprio come quando sono a mare: l’onda rimane onda ed io resto io; ma l’onda che mi arriva e mi travolge l’avverto; eccome!

E il piacere che prova l’altro sarà pure fisiologicamente il piacere solo dell’altro, ma non lo è altrettanto psicologicamente.

Perché psicologicamente io lo avverto, se ci presto attenzione, se mi ci sintonizzo; e, nel momento in cui l’avverto, diventa anche mio.

Aggiungendo piacere a piacere: un piacere ben reale, che si fa sentire nel mio corpo, oltre che nella mia mente.

Lo sa bene chi, quando fa sesso, vive questo atto non come semplice sfogo di una spinta fisiologica, ma come ricerca di una comunione emozionale, sentimentale ed affettiva, quindi amorosa, con l’altro/a.

E’ proprio questo (tra l’altro) che fa una profonda differenza tra un atto masturbatorio (dove l’altro/a è del tutto assente o è, tutt’al più, presente nell’immaginario, nella fantasia) e un atto sessuale vissuto in (reale) comunione con l’altro/a.

Dove l’altro/a è non solo fisicamente presente, ma vive il suo piacere in sintonia con il mio ed io vivo il mio in sintonia con il suo.

In questo caso – è vero – si rimane comunque due persone distinte e il piacere dell’uno è diverso, distinto, dal piacere dell’altro e inassimilabile ad esso.

E’ anche vero però che in quel momento si realizza (può realizzarsi) una vera, percepibile, comunione di anime, nella quale il piacere dell’uno psicologicamente si fonde con quello dell’altro/a ed aumenta esponenzialmente nella misura in cui questa comunione si è venuta a creare.

In questo senso, a mio avviso e al contrario di quanto sostengono Recalcati e Lacan, il piacere dell’altro è (può essere) anche il mio piacere, io posso arrivare a sentire, in qualche modo, il piacere dell’altro come se fosse mio.

© Giovanni Lamagna