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Due opzioni (opposte) di vita: routine o avventura.

La gran parte delle persone preferisce una condizione di vita, magari poco piacevole ma molto rassicurante, fondata sulla monotona routine, ad una, forse più piacevole ma anche più rischiosa, condizione di vita, caratterizzata dalla ricerca continua.

La ricerca continua dà (può dare) molte gioie; a volte persino elettrizzanti; ma – indubbiamente – tiene sotto tensione.

E i più non reggono questa tensione; le preferiscono una piatta, poco eccitante, ma tranquilla e sicura ripetitività.

Questione di gusti!

© Giovanni Lamagna

Le ragioni di un amore o di un’amicizia.

Non vedo altre ragioni che possano o debbano motivarci a intraprendere una relazione (parlo qui delle relazioni d’amore o di amicizia) se non queste: che la relazione sia piacevole, gratificante, ci faccia star bene, non lenisca soltanto la nostra solitudine, ma dia un qualche senso (fosse anche piccolo) alla nostra vita, l’accompagni, aiutandoci a crescere, ad evolvere.

Le altre eventuali motivazioni (ad esempio, l’interesse economico o l’imposizione da parte di altri o delle circostanze della vita, quelle che alcuni sintetizzano nella parola “destino”) non fondano una vera relazione; ma solo una pseudo-relazione, una relazione solo esteriore, apparente; certamente non fondano una relazione di amore o di amicizia, che, per sua natura, presuppone una scelta libera, autonoma e disinteressata quanto agli aspetti materiali del rapporto.

Sorge, quindi, spontanea la domanda: quando una relazione, nata come relazione di amore, non è più piacevole, non è più gratificante, non ci fa stare bene, non dà più un senso alla nostra vita, non ci fa più crescere ed evolvere, ma semmai ci impantana, ed è diventata una relazione di prevalente compagnia fisica, che evita solo lo squallore della solitudine più totale, può ancora essere definita come relazione di amore o anche di amicizia?

© Giovanni Lamagna