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Il rapporto sessuale non esiste? (2)

Non condivido assolutamente l’affermazione di Lacan “il rapporto sessuale non esiste”, perché mi sembra la classica affermazione paradossale, ad effetto, che mira a far colpo, sbalordire, disorientare il lettore o l’ascoltatore, più che sostenere un’autentica verità.

Certo, se l’affermazione vuole dire che nessun rapporto sessuale riuscirà mai a fare di due “uno”, essa è senza alcun dubbio vera; ma in questo caso sostiene semplicemente una ovvietà, anzi una banalità.

D’altra parte manco l’amore riesce ad ottenere un tale miracolo.

Manco l’amore, che al contrario del sesso, coinvolge le anime prima che i corpi, riuscirà a fare di due persone un’unica persona.

Manco l’amore, che è il tipo di relazione più alta che può intercorrere tra due persone, per quanto assoluto, profondissimo, intimissimo esso possa essere, riuscirà mai ad eliminare la radicale solitudine che separa due individui.

E però questo cosa vuol dire: che non ha senso fare sesso?

In base a quello che sostiene Lacan, se volessimo prendere alla lettera la sua affermazione e trarne le estreme conseguenze, sì, non avrebbe senso.

Anzi, dirò di più, non avrebbe senso neanche l’amore stesso, perché ogni relazione d’amore, anche la più intima, profonda ed assoluta, è costretta a prendere atto dell’insuperabile confine che separa e separerà sempre le due persone che si amano.

E, invece, e giustamente, gli uomini, nonostante i limiti, i confini insuperabili, che li separano, continuano a fare sesso e continuano (per fortuna!) ad amarsi.

Non possono fare a meno di farlo; ne va della loro felicità; o, meglio, di quel poco di felicità che è data loro di godere.

D’altra parte lo stesso Freud (che non possiamo certo annoverare nella categoria dei pensatori ottimisti) – ne “Il disagio della civiltà” – sostiene, in buona sintesi, che lo scopo della vita umana è la ricerca della felicità; e che, anche se l’uomo non potrà mai essere (del tutto) felice, anche se (forse) l’infelicità nella vita prevale (in genere e complessivamente) sulla felicità, egli (cioè l’uomo) non potrà fare a meno di perseguire la felicità nel corso della sua vita.

E perché accade questo?

Semplicemente perché l’uomo è un folle, è un inguaribile illuso, perché è un bambino mai cresciuto che continua a credere alle favole, perché è un malato nevrotico che scambia le sue fantasie con la realtà?

A mio avviso, no! Nonostante tutto, no, non lo penso.

Perché penso che l’uomo che ama, perfino l’uomo che fa sesso senza amare, dopo aver amato e perfino dopo aver fatto sesso senza amore non sarà più lo stesso uomo che era prima di amare e prima di fare sesso.

In qualche modo sarà un uomo che avrà trasceso sé stesso, sarà diventato altro da sé.

E questo trascendimento non sarà sicuramente la felicità assoluta, senza ombre e senza limiti, che l’uomo (spesso) si illude di poter trovare quando ama o fa sesso; ma certo le allude, ha qualcosa a che fare con la felicità.

Indubbiamente, quando ama e perfino quando fa sesso, l’uomo rimane separato, irrimediabilmente diviso da colui o da colei che ama o con cui fa sesso.

Ma, allo stesso tempo, in qualche modo, si è avvicinato, si è reso, sia pure per un breve istante, intimo alla persona che ama e con cui ha fatto sesso.

E ciò fa esistere (altro che non esistere!), li rende una realtà ben concreta e sperimentabile e pertanto entrambi estremamente desiderabili, anzi le cose più desiderabili al mondo, sia la relazione d’amore che l’atto sessuale.

Alla faccia (mi sia perdonata questa piccola volgarità) di quanto pensava e sosteneva Jacques Lacan!

© Giovanni Lamagna