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La VERITA’ e le verità.

Sì, per me non esiste LA (grande) VERITA’, ma solo tante (piccole) verità, quanti sono gli uomini.

Per fortuna, però, queste verità hanno tanti punti in comune, non sono assolutamente distanti e del tutto incomunicabili.

Per questo, a mio avviso, nessun uomo dovrebbe avere la pretesa di voler imporre la “sua verità” agli altri.

Ma ogni uomo dovrebbe avere solo il desiderio di confrontare la sua “piccola” verità con quella degli altri, per provare a comporre insieme una verità più “grande”, il più possibile comune, condivisa.

Non ci sono per me alternative a questo modo di convivere tra gli uomini.

O, meglio, l’alternativa c’è; ma è la legge della giungla; in altre parole, la barbarie.

© Giovanni Lamagna

Gli uomini e la guerra.

Se io rispondo ad un insulto con uno schiaffo o un pugno, molto probabilmente l’altro risponderà con pugni e schiaffi e si arriverà così alla rissa.

A quel punto si innescherà, molto probabilmente, un’escalation di violenze, che potrà essere interrotta solo dall’intervento di terzi neutrali, che faranno da pacieri, o dalla sconfitta e resa unilaterale di uno dei due litiganti.

Questo era probabilmente quello che succedeva di norma agli inizi dei tempi, quando gli uomini erano poco più che delle bestie, quando vigeva la “legge” della giungla e la sopraffazione del più forte sui più deboli.

La civiltà, le società degli umani, sono nate quando, alla prima scintilla di violenza, chi l’ha subita è stato capace (o è stato costretto) a non reagire con la stessa violenza o, magari, con una violenza ancora maggiore.

La civiltà umana è nata quando la catena della violenza che poteva innescarsi – e che normalmente si innescava quando la vita sociale degli ominidi era praticamente simile a quella delle altre bestie – si è interrotta, per scelta consapevole di chi l’aveva subita o per l’intervento di un terzo estraneo alla contesa.

Questo principio – che si è affermato ed è diventato abbastanza egemone, oramai già da parecchio tempo, tra gli individui, i singoli cittadini di uno Stato, all’interno delle società civilizzate – non si è ancora affermato però (se non in maniera molto limitata e a fasi alterne) a livello dei rapporti tra i popoli, gli Stati e le nazioni.

Per cui viene ancora considerato legittimo l’uso della violenza quando un popolo o una nazione sono attaccati da un altro popolo o da un’altra nazione.

La guerra è – generalmente e tutto sommato – ancora considerata un modo legittimo per dirimere, risolvere, le controversie tra le nazioni.

La guerra viene ritenuta ancora oggi – come ebbe a dire il generale prussiano Von Klausevitz a metà Ottocento, con un’affermazione divenuta poi famosissima – il proseguimento della politica, con altri mezzi; quando cioè la diplomazia fallisce, si arena, si incaglia, giunge su un binario morto.

In altre parole quello che oramai abbastanza universalmente viene considerato “incivile” a livello dei rapporti tra gli individui, tra i singoli cittadini all’interno di uno Stato e di una Nazione, viene considerato, invece, ancora legittimo a livello dei rapporti tra gli Stati e le Nazioni.

Ciò vuol dire che ne abbiamo ancora di strada da percorrere sulla via del progresso civile ed umano.

Ne abbiamo di cammino da compiere prima che si avveri l’auspicio di alcuni uomini illustri (quali, per fare solo alcuni nomi, Albert Einstein o Bertrand Russell o Gino Strada); l’auspicio che la guerra diventi un tabù, come lo sono già diventati, in epoche passate, l’incesto e la schiavitù!

Ed io – a dire il vero – non sono manco convinto che, come Umanità, siamo ancora in tempo a percorrere questa lunga strada che ci resta da fare, prima che uno scontro di infinite proporzioni ci (auto)distrugga anzitempo.

Anzi, se devo essere del tutto sincero con me stesso, la ragione non mi spinge affatto ad essere ottimista rispetto a questa prospettiva.

Dal momento che oramai abbiamo tutti gli strumenti perché questo rischio incombente, che già da alcuni decenni pesa minaccioso sulle nostre teste, da pura eventualità si trasformi in mostruosa e tragica realtà.

E potrebbe bastare anche una piccola scintilla per innescare un incendio immane e senza ritorno: questa scintilla potrebbe essere ad esempio il conflitto attualmente in corso in Ucraina.

© Giovanni Lamagna