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Le passioni sono il motore della vita

Erasmo da Rotterdam nel suo “Elogio della follia” afferma “… le passioni non soltanto fanno da piloti per il porto della saggezza, ma si trovano anche in tutte le azioni secondo virtù, come degli sproni stimolanti a fare il bene”.

Io aggiungo: come non esistono azioni virtuose che non siano mosse da passioni, così non esistono vizi che non siano mossi da passioni.

Esistono, dunque, passioni buone che conducono alla virtù e passioni cattive che conducono al vizio.

Ma in ogni caso le azioni degli uomini sono mosse dalle passioni.

L’ideale stoico e buddhista di rinuncia alle passioni, superandole ed annullandole dentro di sé, è, dunque, non solo vano, perché fuori della realtà, ma anche (oserei dire) insano, ingiusto, sbagliato.

Le passioni sono il motore della vita: una vita senza passioni è morta anzitempo.

© Giovanni Lamagna

Due tipi di follia

Effettivamente, come dice Erasmo da Rotterdam, ci sono due tipi di follia.

Ce n’è una che consiste nella pura perdita di contatto con la realtà ed ha come conseguenza (negativa) l’incapacità di entrare in comunicazione efficace con gli altri e di agire positivamente sulla realtà per modificarla in meglio.

E ce n’è un’altra che, invece, mantiene i piedi ben piantati nella realtà, ma non si rassegna ad essa così com’è, perché mira a modificarla in senso sempre più favorevole agli interessi degli uomini, come individui e come collettività.

La prima è sterile, anzi dannosa, perché pura fantasticheria, allucinazione, delirio, senso futile di onnipotenza, narcisismo solipsistico. Ed ha quindi, in molti casi, esiti devastanti, per sé e per quelli con cui viene in contatto.

La seconda è, invece, costruttiva, foriera di frutti e risultati positivi. Produce cambiamenti e innovazione, che migliorano la qualità della vita delle persone e delle comunità. E’ la follia che genera il progresso degli uomini.

Anche se spesso deve attraversare il deserto dell’incomprensione altrui, per rompere schemi consolidati, pregiudizi, conformismi. Spesso, almeno in prima battuta, viene, infatti, ostacolata, ostracizzata, in certi casi persino perseguitata.

© Giovanni Lamagna