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Il filosofo, il λόγος e l’ἔρως.

9 agosto 2018

Il filosofo (almeno un certo tipo di filosofo; ma, guardando alla storia della filosofia, stiamo parlando della maggioranza dei filosofi), ha la pretesa di ridurre il mondo, cioè la vita stessa, a λόγος.

In questo modo fa, a mio modesto avviso, un’operazione indebita. Perché il mondo, la vita non sono riducibili a λόγος. Il λόγος è parte, una componente importante, anzi essenziale della vita dell’uomo, ma non è tutta la vita.

La vita dell’uomo è λόγος (ragione, pensiero, parola), ma è anche emozione, sentimento, anzi è perfino bisogno corporeo, istinto.

La vita è una realtà complessa, nella quale ha un ruolo fondamentale ἔρως. Che è una realtà ben diversa, del tutto distinta e distante da λόγος.

In questo fare astrazione, in questo ridurre la realtà a λόγος, il filosofo dunque, quasi sempre, finisce per deformare la realtà, anzi in molti casi per alienarsi la realtà. E proprio nel momento in cui desidera, si propone di possederla.

Ho l’impressione che al filosofo (non a tutti i filosofi, non, ad esempio, a quelli dell’antica Grecia, ma a molti filosofi) sfugga, come in un gioco infinito e crudele, proprio ciò che egli insegue, cioè il reale.

Che, a mio avviso, non è percepibile con il semplice λόγος, ma lo è (per quel poco che lo è) soprattutto con l’ ἔρως.

Noi, in altre parole, cogliamo la realtà (quel poco di realtà che ci è dato di cogliere) non tanto quando ci facciamo intellettuali (quando cioè facciamo uso della mente), ma quando ci facciamo contemplativi (quando cioè facciamo ricorso ad una facoltà – difficile da descrivere e definire – che è un misto di intelletto e di amore, più simile all’intuizione che all’intellezione).

Nell’intellezione il soggetto conoscente rimane separato dall’oggetto conosciuto. Nell’intuizione questa separazione viene ad annullarsi, il soggetto conoscente diventa tutt’uno con l’oggetto conosciuto.

“Intuire”, infatti, vuol dire letteralmente “entrare dentro con lo sguardo” (da “in”: “dentro” + “tueor”: “guardare”).

Nell’atto contemplativo (che, per me, è essenzialmente un atto di intuizione) si realizza l’unione di due dimensioni che di solito, la maggioranza degli uomini, compresi i filosofi (o, meglio parecchi di essi), tendono a tenere separate. Si realizza una felice sintesi di λόγος e di ἔρως.

Giovanni Lamagna