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Erotismo e sessualità.

L’erotismo è molto di più del semplice atto sessuale.

Non coincide – come ben sanno quelli che l’hanno sperimentato, almeno qualche volta – con il semplice esercizio della sessualità.

L’atto sessuale in sé è, in fondo, quasi sempre uguale, ripetitivo, tranne che per pochissime e piccolissime variazioni.

Basti vedere quello degli animali.

Possiamo anche dire che è un atto puramente meccanico, come quello del semplice mangiare.

L’erotismo, invece, è “perverso e polimorfo”; comprende infinite e imprevedibili variazioni; ed è specificamente umano.

Coinvolge la psiche più (e prima ancora) che il fisico.

Ha a che fare coi preliminari e con il contesto dell’atto sessuale, più che con l’atto sessuale vero e proprio.

È impraticabile, pertanto, senza fantasia e immaginazione.

E – dico di più – senza eleganza, senza una certa lentezza e, soprattutto, senza dei rituali.

È paragonabile, insomma, non al mangiare, che serve a soddisfare e appagare un bisogno puramente fisiologico, quello della fame, ma al piacere di mettersi a una tavola imbandita con gusto, in compagnia di persone divertenti e amabili, di godere di un cibo non solo commestibile, ma saporito e preparato con arte.

L’uomo erotico è paragonabile all’amante del buon cibo, al buongustaio, non all’affamato che mette sotto i denti qualsiasi cosa gli capiti a tiro pur di soddisfare il più primitivo e fondamentale dei bisogni.

Anzi, a dirla tutta, l’erotismo non mira tanto a soddisfare un bisogno, quanto ad appagare dei desideri, delle voglie e, prima ancora, delle fantasie.

L’erotismo ha a che fare – come molte volte ha affermato James Hillman – con l’immaginazione prima che con la realtà.

È immaginazione realizzata.

Potremmo dire, infine, per restare nel paragone/metafora col cibo: il sesso è omologo al fast-food, l’erotismo allo slow-food.

© Giovanni Lamagna