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La vita è un viaggio.

La vita – a mio avviso – è capire, ogni giorno che passa, qualcosa di nuovo di me, conoscere, “visitare” una nuova regione, una nuova città, un nuovo quartiere, una nuova zona ancora sconosciuti di me.

Non riesco francamente ad attribuirle altro significato.

Per questo per me la metafora migliore della vita, quella che ne rende meglio il senso, è il viaggio.

Che senso avrebbe, infatti, fare un viaggio e non girare poi per le strade, i quartieri, i territori della città o del luogo nel quale si è andati in viaggio?

Che senso avrebbe restarsene – per pigrizia o per paura –  tutto il giorno chiuso in un albergo e rinunciare alle nuove e diverse scoperte che il viaggio intrapreso ci “chiama” a fare?

Come ha già detto qualcuno, ciò che conta non è la meta, ma il viaggio.

E questo vale anche per la vita: non importa dove ci condurrà, l’importante è viverla, utilizzando al meglio possibile le occasioni che essa ci offre, senza sprecarne alcuna; persino quelle dolorose.

© Giovanni Lamagna

Eros è figlio di Penia.

L’amore (parlo qui di quello specifico amore che è l’amore erotico) dura fin quando nell’altro rimane un residuo di incognito, di sconosciuto, financo di mistero per me.

Ovverossia una zona/territorio che mi resta ancora da esplorare, qualcosa che ancora mi manca, un che non ancora diventato “mio”.

Quando l’altro è diventato per me una carta del tutto conosciuta, un territorio di cui non ho più nulla da esplorare, perché mi è oramai totalmente noto, l’eros fatalmente appassisce.

E, nel migliore dei casi, diventa altra cosa: amore fraterno, se non addirittura materno o paterno (ovviamente in senso simbolico).

Eros è figlio di Penia, la dea che, nella mitologia greca, personificava la povertà e il bisogno.

© Giovanni Lamagna