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Tre modi di vivere l’atto sessuale.

Le persone che stanno in amore, che fanno l’amore, che si congiungono sessualmente, si dividono, a mio avviso, in tre categorie principali.

Quelle che, pur desiderandolo fortemente, a causa dei problemi più vari, fisici e/o psicologici, non riescono a raggiungere l’orgasmo.

Godono, quindi, seppure godono, in maniera solo molto limitata e parziale; sono perciò amanti impotenti, almeno dal punto di vista sessuale.

Ci sono poi le persone che nell’atto sessuale riescono ad abbandonarsi al piacere e lo raggiungono a volte in maniera anche molto abbondante e profonda.

Ma questo piacere è “solo” il loro piacere, il piacere del loro corpo e della loro psiche, non è “anche” il piacere dell’altro, non è il piacere condiviso di due corpi e due anime in cerca l’uno/a dell’altro/a.

E’ un piacere questo non molto diverso dal, non molto superiore per qualità al piacere che raggiungerebbero da soli, se si masturbassero.

In questo caso l’altro/a con cui si condivide l’atto sessuale è unicamente il pretesto, direi addirittura solo lo strumento, per il raggiungimento di questo tipo di piacere.

Tanto è vero che le persone che fanno sesso in questo modo molto spesso amano farlo a occhi chiusi o a luci spente, nel buio, come se si racchiudessero in sé stesse, nel proprio godimento autistico.

Anziché aprirsi all’altro/a e godere contemporaneamente anche della presenza, della vista, del piacere, della gioia dell’altro/a, con il quale si sta vivendo un momento di incontro, che dovrebbe essere molto intenso e intimo, anzi il più intenso e intimo degli incontri possibili tra due umani.

Ci sono, infine, le persone (a mio avviso poche, se non addirittura rarissime) che, nel fare l’amore, si compenetrano talmente nel piacere dell’altro/a, da condividere il piacere dell’altro/a come se fosse il loro stesso piacere.

Anzi antepongono il piacere dell’altro/a al proprio, non ne possono prescindere; senza condividere il piacere dell’altro/a sarebbero incapaci di godere pienamente anche del proprio.

Godono del piacere dell’altro/a esattamente come del loro; il piacere dell’altro aggiunge ulteriore piacere al proprio, lo amplifica in maniera addirittura esponenziale.

In quest’ultimo caso il rapporto sessuale, se è vissuto da entrambi i partner con questo stesso atteggiamento e disposizione d’animo, arriva ad avere addirittura i connotati di una vera e propria esperienza mistica.

Nella quale ciascuno dei due perde (almeno per qualche istante) i propri confini e si congiunge, fonde, con l’altro non solo fisicamente, ma soprattutto emotivamente, sentimentalmente, affettivamente, intellettualmente; in una sola parola: spiritualmente.

Altro che “inesistenza del rapporto sessuale”, come sosteneva a suo tempo Jacques Lacan e come spesso oggi ribadisce uno dei suoi principali seguaci, Massimo Recalcati!

© Giovanni Lamagna