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Tutto cambi, perché nulla cambi.

La maggior parte delle persone preferisce cambiare in superficie, cioè solo apparentemente, per non cambiare veramente, effettivamente, cioè in profondità.

“Il Gattopardo”, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, lo insegna: “Tutto cambi, perché nulla cambi”.

© Giovanni Lamagna

Frammentazione e integrazione del Sé.

Ognuno di noi, chi più e chi meno, è scisso, frammentato, diviso in diverse parti, alcune volte (o addirittura spesso) in conflitto tra di loro.

Avverte quindi il bisogno/desiderio di ricomporsi, unificarsi, trovare pace.

Questo bisogno/desiderio, però, non lo si realizza essendo un po’ una cosa e un po’ un’altra, a seconda dei momenti, delle circostanze, che viviamo, o delle persone, con cui entriamo in relazione.

Alla Pirandello, insomma: “uno, nessuno e centomila” o “così è se vi pare”.

Lo si realizza soltanto integrando, cioè armonizzando, le diverse parti del Sé in un tutto nuovo, che le comprenda tutte e allo stesso tempo le trascenda tutte.

Questo richiede un duro, faticoso, a volte lungo lavoro su di sé. Fatto di autoanalisi in primo luogo. E poi di scelte concrete.

Richiede, quindi, in prima battuta una disponibilità profonda, vera, reale al cambiamento, che purtroppo non tutti possiedono.

Molti vorrebbero cambiare, ma non ce la fanno. Questo compito va al di là delle loro possibilità.

E, allora, o ci rinunciano in partenza. O stanno continuamente a traccheggiare: fanno un mezzo passo avanti e uno indietro.

In questo modo non solo non vanno avanti, ma, spesso, vanno addirittura indietro.

Il loro cambiamento assomiglia a quello descritto da Tomasi di Lampedusa nel suo famoso romanzo “Il Gattopardo”: cambiare tutto per non cambiare niente.

Giovanni Lamagna