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Nevrosi, psicosi e “legge di castrazione”.

Il nevrotico è colui che nella sequenza “istinto-legge di castrazione-pulsione-desiderio-godimento” si ferma, rimane bloccato, alla legge di castrazione.

Impedisce, quindi, all’istinto di trasformarsi prima in pulsione, poi di manifestarsi come desiderio e, infine, di accedere al godimento, per quanto sempre godimento parziale.

Il nevrotico paradossalmente “gode” della legge di castrazione che gli impedisce il godimento, si bea della castrazione, gode della sua incapacità di godere.

Lo psicotico, invece, si ferma addirittura all’istinto.

Nega la legge di castrazione, vive l’allucinazione di potere godere ancora della “Cosa materna”, vive insomma l’illusione di non dover attraversare le diverse fasi della sequenza di cui sopra, indispensabile per accedere ad un godimento maturo.

© Giovanni Lamagna

Le tre fasi principali di una psicoterapia

Una terapia psicologica, di qualsiasi natura e scuola essa sia, ha un suo protocollo, una sua procedura fondamentali, che sono essenzialmente simili, se vuole risultare efficace.

Essi sono fatti di alcune tappe essenziali, che ricorrono (ripeto) in ogni psicoterapia, che sia riuscita ad affrontare i problemi del soggetto in terapia e in qualche modo, nella misura umanamente possibile, a risolverli.

1).La prima tappa è quella di entrare in contatto col desiderio profondo del soggetto, di prenderne visione il più possibile piena, di portare quindi allo scoperto tutto ciò che fino ad allora era stato da lui(lei) rimosso, sotto l’oppressione di una Legge non scritta, ma ben presente, anzi conficcata, nella sua coscienza.

La prima tappa è, quindi, essenzialmente e per sua natura sovversiva, destabilizzante, di ribellione alla legge e di liberazione della libido, ovvero del desiderio profondo.

In questa fase la psicoterapia è (e non può non esserlo) essenzialmente trasgressiva. Il “paziente” che non riesce a compiere questa trasgressione si ferma subito, fallisce la sua analisi; ancor prima di cominciarla.

Egli può affrontare questa prima fase (a dire il vero, anche le altre due, ma soprattutto questa prima fase) solo grazie al sostegno del suo terapeuta, che è (diventa) per lui(lei) un nuovo padre e una nuova madre, grazie al famoso meccanismo del transfert, per cui il paziente trasferisce sul suo terapeuta tutti suoi desideri e le paure/resistenze che contrastano con questi desideri.

2) La seconda tappa è quella di guardare in faccia fino in fondo la Legge che fino ad allora opprimeva il desiderio, gli impediva di affiorare, gli impediva perfino di riconoscersi.

E’ questo un percorso che potremmo definire autobiografico, che mira a ricostruire le fasi attraverso le quali si è costituita la Legge nel corpo, nel cuore e nella mente del soggetto in analisi.

Questo percorso non può non riandare alla prima infanzia, alla fanciullezza e poi all’adolescenza del soggetto, alle sue figure primarie di riferimento: in primis ai suoi genitori o, in assenza, alle eventuali figure sostitutive di questi.

Per ricostruire e riconoscere il tragitto attraverso il quale è venuta a costituirsi la Legge, che ha oppresso ed, in alcuni casi, addirittura castrato, annullato, ucciso il desiderio.

In questa fase il soggetto impara ad esercitare il suo discernimento, a distinguere ciò che è giusto ed è sano, perché ha un fondamento razionale, della Legge che gli è stata autoritariamente inculcata (quindi da accettare) e ciò che è falso, insano, perché irrazionale, immotivato, inutilmente castratore del desiderio (quindi da respingere e rifiutare).

3) Così un poco alla volta inizia la terza ed ultima fase dell’analisi, quella che si spera la concluda positivamente.

Il soggetto, dopo aver visto e riconosciuto il suo Desiderio, dopo aver sfidato la Legge esterna, quella che gli era stata imposta da autorità esteriori, si rende conto che la Realtà, il Mondo esterno gli pone di fatto dei limiti, pone dei limiti al suo desiderio.

Prende consapevolezza, dunque, che il suo desiderio non è e non può essere onnipotente, ma che deve confrontarsi con la dimensione del Limite, questa volta reale e non fantasmatico.

E allora comincia a porre dei confini ai suoi desideri, che tenderebbero a debordare, a diventare assoluti, cioè sciolti da ogni limite.

In questa operazione o fase la Legge rinasce e si oppone al Desiderio, ma è una Legge ben diversa dalla Legge alla quale il soggetto si era ribellato nella prima fase dell’analisi: non è più una Legge esterna, esteriore, dettatagli dagli Altri, ma è una Legge tutta interna, interiore, che si dà lui stesso e autonomamente.

Se questa operazione va a buon fine, nel senso che Desiderio e Legge finalmente si incontrano (non più scontrano) e fanno pace, allora l’analisi può dirsi conclusa.

Anche se l’analisi, come dice Freud in uno dei suoi ultimi libri, nello splendido “Analisi terminabile e interminabile”, non può mai dirsi veramente conclusa.

Essa dovrà anche in seguito alla conclusione della psicoterapia affrontare altri momenti dialettici di scontro tra Desiderio e Legge, tra i quali la ricomposizione/pacificazione non sarà mai raggiunta una volta e per tutte.

Con la conclusione dell’analisi il soggetto avrà però appreso il metodo, il modo per affrontare i nuovi problemi e i nuovi momenti di inevitabile e mai del tutto risolta conflittualità.

Momenti che ci si augura avranno perciò caratteristiche meno drammatiche e violente della prima volta in analisi.

© Giovanni Lamagna