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La vita è un viaggio.

La vita – a mio avviso – è capire, ogni giorno che passa, qualcosa di nuovo di me, conoscere, “visitare” una nuova regione, una nuova città, un nuovo quartiere, una nuova zona ancora sconosciuti di me.

Non riesco francamente ad attribuirle altro significato.

Per questo per me la metafora migliore della vita, quella che ne rende meglio il senso, è il viaggio.

Che senso avrebbe, infatti, fare un viaggio e non girare poi per le strade, i quartieri, i territori della città o del luogo nel quale si è andati in viaggio?

Che senso avrebbe restarsene – per pigrizia o per paura –  tutto il giorno chiuso in un albergo e rinunciare alle nuove e diverse scoperte che il viaggio intrapreso ci “chiama” a fare?

Come ha già detto qualcuno, ciò che conta non è la meta, ma il viaggio.

E questo vale anche per la vita: non importa dove ci condurrà, l’importante è viverla, utilizzando al meglio possibile le occasioni che essa ci offre, senza sprecarne alcuna; persino quelle dolorose.

© Giovanni Lamagna

Valori assoluti ed eterni o storicamente e socialmente determinati?

Non si possono definire, una volta e per tutte, valori assoluti, cioè universali ed eterni.

Non esistono valori universali (cioè validi ovunque, in qualsiasi contesto sociale e culturale) ed eterni (validi in qualsiasi epoca storica); i valori sono sempre storicamente datati e socialmente determinati.

Quella che, invece, possiamo considerare assoluta (o, meglio, sovratemporale e sovraspaziale) è una certa tendenza/propensione, connaturata in qualsiasi essere umano (rintracciabile, quindi, in qualsiasi uomo, di qualsiasi epoca e di qualsiasi parte del pianeta), a perseguire il Bene e a sentirsi in colpa se non lo si pratica.

Questo è un dato accertato, che è possibile verificare empiricamente; cosa si intenda invece per “Bene” è un po’ più difficile e complicato da definire; qui ognuno può dire cosa intende lui per “Bene”; quindi io farò la stessa cosa: cercherò di definire cosa intendo io con questo termine.

Per me il “Bene”, più e prima che da certi contenuti, è costituito da una certa tendenza/propensione (che non esito a definire “universale”, perché presente in ogni tempo ed in ogni contesto culturale, sia pure in forme diverse, a volte molto diverse) ad uscire dai confini ristretti del proprio Ego, del proprio interesse e piacere individuale, per identificarsi con quello potenzialmente infinito dell’Umanità e della stessa Natura che ne costituisce l’habitat.

E’ possibile – come dicevo – definire come “assoluta” (nel senso di abbastanza generalizzata) questa tensione, anche se poi essa è più o meno intensa e importante nei diversi individui, tanto che in alcuni (ma solo in alcuni casi estremi) può risultare addirittura del tutto assente.

Non sono, invece, assoluti i valori concreti, specifici, che guidano poi realmente le azioni degli uomini, che sono sempre storicamente e geograficamente (cioè antropologicamente), se non proprio determinati, quantomeno fortemente condizionati da fattori contingenti e limitati, per niente assoluti e universali.

Ad esempio, i miei valori di uomo occidentale, anzi di italiano, anzi di napoletano, del XXI secolo, ma nato a meta del XX secolo, non sono e non potrebbero essere mai gli stessi valori dell’uomo della foresta amazzonica o di quello preistorico e manco dell’uomo nato e vissuto in epoca medievale.

Come – per alcuni aspetti almeno – non sono manco quelli di un tedesco o di un francese (per parlare di popoli a noi molto vicini) o quelli di un giovane italiano e persino campano, nato dopo il 2000, in piena cultura postmoderna, caratterizzata, per fare un solo esempio, da una forte marcatura informatica e digitale.

La tensione a fare il Bene e ad evitare il Male possiamo dire che è la stessa in ogni uomo, di qualsiasi epoca e di qualsiasi regione del mondo.

Ma il Bene e il Male saranno poi concretamente molto diversi per i singoli uomini; saranno (in molti casi vistosamente) influenzati – come già detto – dalle epoche e dai contesti geografici-antropologici, in cui si saranno incarnati.

E nessuno li potrà mai dettare ex cathedra, in quanto unico e assoluto depositario della verità del Bene e del Male.

Questi, bensì, potranno scaturire solo dalla ricerca incessante e dal confronto continuo tra i diversi individui che compongono una comunità sociale e, ad un livello ancora superiore, dal contatto/confronto culturale tra diverse comunità.

Ciò con buona pace dell’ex prefetto di Propaganda fide cardinale Joseph Ratzinger, divenuto poi papa Benedetto XVI, di cui oggi si celebrano i funerali, che vedeva in questo strutturale e ineliminabile relativismo culturale un grave segno di degrado e nichilismo morale, soprattutto della civiltà occidentale.

© Giovanni Lamagna