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Ognuno di noi ha un compito da realizzare, piccolo o grande che sia.

E’ uno sbaglio mortale (che talvolta però alcuni di noi tendono a commettere) confrontarsi con i grandi della Storia e con le loro opere immortali.

Ognuno di noi deve misurarsi, invece, esclusivamente con il compito che la storia ha assegnato a lui, proprio a lui; piccolo o grande che sia, fosse anche piccolissimo.

Compito che nessun altro (e questo è un privilegio di cui tutti gli uomini – nessuno escluso – godono) potrà mai realizzare al nostro posto.

© Giovanni Lamagna

De amicitia

L’amicizia, la vera amicizia, è quel rapporto nel quale cadono tutte le barriere che normalmente separano due persone, tutte le maschere che normalmente coprono le facce di ognuno di noi.

L’amico offre all’amico il suo vero volto; a volte più di un marito o di una moglie, più di un fratello o di una sorella, più di un figlio o di una figlia.

Come dice Montaigne del suo amico prediletto, Etienne de La Boetie: “Lui solo ha avuto il privilegio di conoscere la mia vera immagine”.

© Giovanni Lamagna

Le parole

15 settembre 2015

Le parole.

Le parole

(non tutte,

solo quelle che sanno di saggezza)

sono già scritte,

a volte nascoste da qualche parte,

in uno scrigno,

in un vaso,

chiuse a volte in una cassaforte.

Si tratta solo di scovarle,

leggerle

e poi dirle, pronunciarle

o trascriverle su una pagina bianca.

Altre volte non devi fare neanche lo sforzo di cercarle,

ti compaiono davanti d’improvviso,

talvolta all’alba,

come un sole che sorge,

parole trovate,

incontrate,

parole non cercate

né, tanto meno, create.

Le vedi, le leggi,

ti si stagliano davanti,

nette, nitide:

e tu devi solo pronunciarle

o trascriverle.

Le parole sono come dei semi:

una volta scovate

o trovate,

vanno lanciate,

sparse sui prati, nei campi.

Altrimenti ti si seccano tra le mani.

Alcune saranno subito portate via dal vento

e disperse chissà dove.

Di esse si perderà traccia

e memoria.

Altre marciranno sotto la pioggia,

poi faranno tutt’uno col terreno

sul quale sono cadute,

quindi attecchiranno,

metteranno radici

e dopo un po’

daranno il loro frutto

o partoriranno un fiore.

Le parole,

una volta dette o scritte,

non sono più tue.

Come non erano tue,

quando le hai raccolte.

Non esserne quindi geloso.

Abbi solo cura di dirle

o scriverle,

quando ti passeranno dinnanzi:

è quello il tuo compito

e basta.

Il resto lo faranno loro:

è compito loro.

Tu sei solo strumento,

via,

mano,

bocca.

Ma siine contento lo stesso,

ti è toccato comunque un privilegio:

dare loro voce!

Giovanni Lamagna