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Dare,donare,avere ed essere.

Ognuno può dare agli altri solo ciò che egli ha.

O, meglio, ciò che egli è.

Inutile illudersi di poter dare ciò che non si ha o non si è.

Quindi, prima ancora di dare, preoccupiamoci di sviluppare i talenti di cui Madre Natura ci ha dotati; piccoli o grandi, pochi o molti che siano.

Il dare, il donare verranno di conseguenza: saranno l’effetto naturale dell’avere e dell’essere.

Anzi, prima dell’essere e poi dell’avere.

© Giovanni Lamagna

La banalità della morte.

Moriamo tutti più o meno allo stesso modo: piccoli e grandi uomini.

In un attimo.

Il momento in cui la vita si spegne del tutto è un attimo.

Anche quando quest’attimo viene preceduto da una lunga agonia.

Moriamo, quindi, – possiamo dirlo, se ci liberiamo dalla retorica, che in genere circonda la morte! – in un modo piuttosto banale.

Un attimo prima ci siamo e un attimo dopo non ci siamo più.

In fondo un attimo come tutti gli altri, banale come tutti gli altri.

Per gli altri che restano.

E che, dopo un (più o meno breve o lungo) momento di dolore (seppure ci sarà), continueranno la loro vita, anche senza di noi.

Mentre noi, dopo quell’attimo, non ci saremo mai più per sempre.

© Giovanni Lamagna

Ognuno di noi ha un compito da realizzare, piccolo o grande che sia.

E’ uno sbaglio mortale (che talvolta però alcuni di noi tendono a commettere) confrontarsi con i grandi della Storia e con le loro opere immortali.

Ognuno di noi deve misurarsi, invece, esclusivamente con il compito che la storia ha assegnato a lui, proprio a lui; piccolo o grande che sia, fosse anche piccolissimo.

Compito che nessun altro (e questo è un privilegio di cui tutti gli uomini – nessuno escluso – godono) potrà mai realizzare al nostro posto.

© Giovanni Lamagna