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Realizzare il proprio daimon, la propria vocazione.
Pubblicato da giovannilamagna
Cercare di realizzare quello che i Greci chiamavano il proprio “daimon”, cioè la propria vocazione, non vuol dire affatto inseguire fantasie o sogni irrealizzabili.
Del tipo diventare attori o attrici, calciatori, uomini politici potenti, ricchi imprenditori, scienziati o artisti famosi…
Questi sogni e fantasie sono solo la parodia del nostro daimon, anzi ne impediscono la effettiva realizzazione.
Con l’esito inevitabile di delusioni e frustrazioni.
Realizzare il nostro daimon significa innanzitutto avere una realistica consapevolezza delle proprie potenzialità e del contesto economico, sociale, culturale, politico, familiare nel quale ci troviamo a vivere.
Solo sulla base di questa consapevolezza noi potremo individuare la nostra vera e specifica e vocazione e provare a realizzarla.
E, se ci metteremo d’impegno, sicuramente riusciremo a realizzarla (qualunque essa sia) e potremo esserne così felici e soddisfatti.
Che non significa – sia detto per inciso – vivere una vita senza dolori e, in certi momenti, addirittura angosce.
Significa solo riuscire a dare un senso e una direzione di marcia a questi dolori e a queste angosce.
© Giovanni Lamagna
Pubblicato su antropologia, costume, cultura, Psicologia, società, Spiritualità, testi brevissimi
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