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Il “figlio giusto”.

Il “figlio giusto” non è, certo, quello che rifiuta drasticamente i suoi genitori, ribellandosi violentemente e indefinitamente ad essi, rinnegando l’eredità spirituale che essi gli hanno lasciato in consegna.

Ma non è neanche quello che rimane aggrappato alle figure genitoriali, dipendente a vita dal padre e dalla madre, continuando magari a vivere in casa con loro, incapace di farsi una vita sua.

Il figlio “giusto” è colui che sa riconoscere l’eredità spirituale ricevuta dai suoi genitori e, allo stesso tempo, sa emanciparsene, andando per la sua strada, diventando autonomo e indipendente da loro.

© Giovanni Lamagna