Gaudium e apertura all’altro.
Non esiste “gaudium”, gioia interiore, se non nell’apertura all’altro.
All’Altro da sé, innanzitutto.
Che è una forma di liberazione dalla prigione del ripiegamento su di sé, a cui pure tende naturalmente e non di rado la nostra anima, a causa in parte della paura della vita e in parte della pigrizia.
Il rapporto con l’Altro da sé, con quella voce interiore che abita in ognuno di noi, anche se spesso non le diamo ascolto, è il primo moto di apertura dell’anima.
E già esso produce automaticamente una prima forma di gaudium, di gioia, espansione interiore; perché ci fa uscire dalla tristezza e dalla malinconia che sono frutti bacati del malsano ripiegamento su di sé.
Il secondo è l’apertura agli altri in carne ed ossa, che è un movimento non esclusivamente intrapsichico e spirituale, come lo era invece il primo, ma anche fisico e materiale.
Il primo movimento senza il secondo è astratto, puramente teorico, quindi falso.
Il secondo senza il primo è superficiale, epidermico, senza profonde radici.
Entrambi da soli non producono vero “gaudium”; per sperimentare la pienezza della vera gioia interiore vanno vissuti entrambi, all’unisono.
© Giovanni Lamagna
Pubblicato il 11 febbraio 2022, in antropologia, Psicologia, Spiritualità, testi brevissimi con tag altro, anima, apertura, gaudium, gioia interiore, liberazione, paura, pienezza, pigrizia, ripiegamento su di sé, vita, voce interiore. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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