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Sulla coerenza.

E’ la coerenza un valore?

Dipende. Dipende da che cosa intendiamo con il termine coerenza.

Se per coerenza si intende l’immobilità, la continuità assoluta, la ripetizione routinaria delle scelte e dei comportamenti che abbiamo sempre avuto, la stasi, allora essa è stupida. Non è affatto una virtù. Anzi è innaturale, è contro la vita, che per sua natura è, invece, (o dovrebbe essere) movimento, evoluzione, crescita, cambiamento.

Se per coerenza, al contrario, si intende la fedeltà ad alcuni principi e valori di fondo, che devono orientare la vita di ognuno di noi, se non vogliamo campare alla giornata o, addirittura, allo sbando, oscillanti come canne al vento, allora non reputo affatto la coerenza una stupidità, una nevrotica ossessione. In questo caso la coerenza è per me un valore da tenere in conto.

Intendiamoci, io arrivo a sostenere che si possono, nel corso della vita, cambiare anche gli stessi principi e valori etici di fondo che hanno orientato fino ad un certo momento la nostra esistenza.

Niente nella vita è da considerarsi immutabile, tutto può essere messo in discussione a ragion veduta. Anche gli stessi principi e valori di fondo. Quando si verificano situazioni nuove, da noi non previste né prevedibili, che ci impongono un cambiamento.

Ma, in questo caso, valgono a mio avviso due regole: 1) il cambiamento deve sopravvenire come esito di un travaglio interiore, non lo posso realizzare ex abrupto, con faciloneria (perché tanto “la coerenza non è in sé una virtù” e “solo gli stupidi non cambiano mai”); 2) devo essere in grado di motivare e argomentare il mio cambiamento e lo devo spiegare, illustrare agli altri, non lo posso dare per scontato ai loro occhi.

Viviamo, infatti, in società, intrecciamo continuamente delle relazioni, siamo legati agli altri e in una qualche misura siamo addirittura dipendenti da loro. Dobbiamo, dunque, rispetto anche a loro, oltre che a noi stessi.

Giovanni Lamagna