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Ideologie e visioni del mondo

Si è vittime – io dico – dell’ideologia ogni volta che si ha una risposta già bella e pronta per ogni domanda, perché si guarda il mondo e la vita attraverso degli schemi rigidi e si è quindi incapaci di cogliere di ogni situazione e persona la sua singolarità, specificità, unicità.

Con le ideologie le singolarità, le specificità, le unicità vengono superate e talvolta del tutto annullate in una visione di tipo generale, universale, buona quindi per giudicare e valutare sempre tutto e tutti in maniera quasi automatica, meccanica.

Le ideologie sono, quindi, spesso un grande inganno, una deformazione ottica.

Altra cosa sono le “visioni del mondo”, che ci offrono comunque schemi di orientamento per valutare le cose e le persone, ma questi schemi non sono mai rigidi né tantomeno assoluti (come nel caso delle ideologie), bensì elastici, flessibili, relativi, adattabili alle singole, diverse situazioni concrete.

Sono appunto schemi e strumenti di orientamento, della cui parzialità e relatività si è consapevoli. Non dogmi, a cui si attribuisce il crisma di verità assolute e da non mettere mai e per nessun motivo in discussione.

Le “visioni del mondo” sono lenti che ci aiutano a mettere a fuoco meglio (per quello che è possibile e mai in maniera del tutto obiettiva) la realtà.

I dogmi sono, invece, reti, prigioni, che pretendono di ingabbiare la realtà e, quindi, la deformano a loro uso e consumo.

Sono ideologie le varie religioni e le visioni politiche autoritarie di qualsiasi provenienza. Di destra come di (presunta) sinistra.

Si può avere una visione religiosa del mondo e della vita senza appartenere a nessuna Chiesa e, perfino, senza credere in un Dio.

Si può avere una visione, anche profonda e articolata, della politica e della società, pur senza riconoscersi in una ideologia precisa e, perfino, senza avere tessere di partito.

Giovanni Lamagna

L’uomo contemporaneo è come un adolescente.

L’uomo contemporaneo è come un adolescente che ha perso le sue illusioni infantili nei confronti dei genitori (Dio, la Chiesa, il Partito, il Re, il Duce…), da cui dipendeva la sua identità di figlio.

Ed è alla disperata ricerca di una sua identità autonoma ed adulta, che non ha ancora trovato e non si sa se la troverà mai.

Giovanni Lamagna

L’uomo contemporaneo e il lutto della perdita.

L’uomo contemporaneo è come un figlio che ha perso il padre e la madre (Dio, la Chiesa, il Partito, il Re, il Duce…) e deve provare faticosamente a introiettarli, a ricostruirne l’immagine, anzi la realtà, dentro di sé.

Ammesso che se ne abbia voglia. Ammesso che questo desiderio non sia sopraffatto dalla rabbia per il lutto vissuto. Cosa che non è affatto scontata.

Infatti, molti uomini della nostra epoca hanno preferito e preferiscono rimanere nel lutto, quasi crogiolandosi in esso, incapaci (o semplicemente non vogliosi) di attraversarlo ed elaborarlo.

Giovanni Lamagna