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La sessualità degli animali e quella degli umani.

Gli animali mangiano e bevono esclusivamente per soddisfare un bisogno fisiologico: quello di placare la loro fame o sete.

Gli uomini mangiano e bevono anche per appagare un desiderio: quello di gustare ciò che mangiano e bevono, di godere del piacere che danno una buona bevanda o un buon piatto; e non solo per placare la loro fame o la loro sete.

Allo stesso modo gli animali si accoppiano semplicemente per soddisfare il loro istinto sessuale, che è stato dalla natura programmato in funzione della riproduzione della specie.

Gli uomini, invece, si accoppiano non solo per sfogare un istinto biologico, ma anche per godere il più possibile dell’atto sessuale che li accoppia.

Tanto è vero che ricorrono alle forme più variegate e, in certi casi, perfino sofisticate e stravaganti di fare sesso.

Per gli uomini, inoltre, l’accoppiamento sessuale è (o, meglio, può essere) una delle forme più raffinate e profonde della comunicazione tra due persone.

Tanto è vero che fanno sesso a prescindere dalla volontà e dalla decisione di riprodursi; hanno imparato a separare il sesso dalla sua finalità procreativa.

La sessualità umana è finalizzata non solo alla riproduzione, ma anche ad uno dei massimi piaceri possibili e ad una delle forme più intime di comunicazione interpersonale.

© Giovanni Lamagna

Istinto sessuale e pulsione erotica.

Massimo Recalcati (nel suo “Esiste il rapporto sessuale”; Raffaello Cortina editore; 2021; pag. 168) afferma: “Nel mondo animale non esiste erotismo perché l’erotismo implica la feticizzazione del corpo, la sua valorizzazione estetica, la promozione dei dettagli inservibili alla mera logica istintuale della riproduzione della specie.

Sono pienamente d’accordo; aggiungerò, quindi, solo alcune piccole riflessioni a quella di Recalcati, a integrazione della sua.

L’animale è mosso unicamente dal suo bisogno istintuale e cerca l’altro esclusivamente per poter soddisfare, scaricare, allentare, eliminare, questo suo bisogno.

Manco vede l’altro: per l’animale l’uno/a vale l’altro/a.

In questo suo movimento è davvero (inconsapevole) “funzionario della specie”, della sua perpetuazione, come dice Schopenhauer.

L’uomo no; non si accontenta dell’altro/a indiscriminato/a, indifferenziato/a.

Indubbiamente anche l’uomo è mosso da un istinto, da un bisogno di scarica; ed in questo senso anche lui è funzionario della sua specie, come lo è l’animale.

Ma l’uomo non è mosso solo da un istinto; l’uomo è mosso anche da altro.

L’uomo è capace di guardare all’altro/a nella sua particolarità; l’uno/a per lui non vale l’altro/a.

Egli è attirato (anche) dalle caratteristiche particolari dell’altro/a e (non solo) dall’altro/a in quanto specie.

Per lui c’è sempre un altro/a che vale più di altri, che lo attira, attizza di più.

Questo è ciò che differenzia la pulsione erotica (tipicamente umana) dal puro istinto sessuale (comune a tutti gli animali): l’istinto sessuale è indifferente all’altro/a; la pulsione erotica fa molta differenza tra l’uno/a e l’altro/a; è attirata da alcuni/e e non da altri/e.

Coglie nell’altro/a il particolare che lo differenzia dagli altri e che lo attira, quasi come un feticcio.

Particolare che non è legato solo al solo corpo dell’altro/a, ma perfino al suo abbigliamento, al suo trucco, al suo modo di muoversi e di gesticolare, al suo modo di parlare.

Tutto questo fa l’erotismo, che è quindi una vera e propria forma di linguaggio.

E che, come il linguaggio verbale, è totalmente estraneo agli altri animali, è proprio, solo dell’uomo.

© Giovanni Lamagna