Archivi Blog

Legge, desiderio, trasgressione della Legge, senso di colpa, nudità.

Legge, desiderio, trasgressione della Legge, senso di colpa, nudità.

3,8 Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino.

Dopo la “colpa” l’uomo e la donna odono la voce di Dio, il quale camminava (verrebbe di dire: per fatti suoi) nel giardino, sul far della sera (l’ora in cui la veglia si allenta e più facilmente emerge l’inconscio) e (forse) parlava tra sé e sé, non aveva (a quanto sembra) nessuna intenzione di rimproverarli (perlomeno non ancora); forse manco si era ancora accorto della loro disobbedienza.

Eppure l’uomo e la donna sentono la “sua” voce e il conseguente bisogno di nascondersi per sfuggire al suo sguardo.

Evidentemente non è Dio (in quanto Entità) che li fa sentire in colpa, ma è la voce stessa della loro coscienza, nata dalla colpa, nel momento stesso in cui la Norma veniva violata, è la voce della Legge infranta, del Super-ego (per dirla in termini psicoanalitici) che li fa sentire in colpa. Ed essi sentono il bisogno di nascondersi per sfuggirle.

3,9 Dio il SIGNORE chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?»

Ma la voce di Dio (nella sua versione, adesso, di Padre severo, cioè di rappresentante della Legge) non dà loro tregua.

Dio si rivolge per primo all’uomo. Anche qui affiora una nota maschilista: è sempre l’uomo il primo interlocutore di Dio; anche nella colpa.

3,10 Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto».

L’uomo risponde tutto impaurito e pieno di vergogna e subito fa riferimento alla sua nudità. Qui la nudità (mi viene da pensare) non è da collegare solo a una dimensione sessuale. E’ da intendere forse come la nudità della coscienza che si sente scoperta dopo aver trasgredito la Norma. E’ la coscienza nel suo complesso che si sente nuda, cioè disvelata, smascherata.

3,11 Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?»

E Dio chiede subito all’uomo: “Come fai a sentirti nudo?”. Segno che anche per Dio la condizione di nudità è quella normale. E’ la condizione dell’uomo che sente il bisogno di coprirsi a non essere naturale.

Dal che è subito chiaro per Dio che l’uomo ha trasgredito la sua Legge, il suo Comandamento.

In un certo senso è l’uomo stesso che con il suo senso di colpa “rivela” a Dio la sua colpa e non Dio che scopre (con la sua onniscienza) la colpa dell’uomo.

Potremmo perfino dire che, in qualche misura, è il senso di colpa che genera la colpa e non il contrario.

(8, continua)

Giovanni Lamagna