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Non sottovalutiamo la ricchezza lessicale della nostra lingua madre.

Un’amica di facebook, Carolina Ambrosino, a proposito della differenza tra il “guardare” e il “vedere”, tempo fa così mi scriveva citando il vocabolario  Treccani:

Guardare: Dirigere gli occhi, fissare lo sguardo su qualche oggetto (non include necessariamente l’idea del vedere, in quanto si può guardare senza vedere, così come si può vedere qualche cosa senza rivolgervi intenzionalmente o coscientemente lo sguardo), l’intenzionalità del guardare non comporta per forza la capacità o il risultato del vedere.

Il vedere implica, infatti, la realizzazione precisa di una percezione di stimoli esterni. Posso dire, perciò: “ho guardato dappertutto, ma non ho visto niente di strano”; ma non posso dire “ho visto dappertutto, ma non ho guardato niente di strano”.

Quando ho fatto questa foto ho visto ma non ho guardato il fiore piccolo nascosto sotto il fiore grande. Esso si prepara ad emergere senza quasi disturbare il fiore grande e la sua bellezza, senza carpirne l’attenzione…che lezione dalla natura!!!

Inoltre, dovremmo anche capire che spesso nell’approccio all’altro, alla vita ecc., ci sono particolari, anche importanti, che possono sfuggire e che potrebbero essere recuperati prestando più attenzione, soprattutto per evitare incomprensioni, “letture” superficiali e tant’altro.”

Quando ho letto il post di Carolina, mi è venuto spontaneo pensare al verbo “osservare”, dal latino “observare”, da “ob” (avanti, sopra, attorno) e “servare” (custodire, salvare, conservare, preservare, serbare, badare, stare attento).

Verbo, che, a mio avviso, è molto più ricco dei suoi (quasi) sinonimi: “vedere” e “guardare”.

Il vedere è un atto puramente percettivo, fisico, organico.

Già il guardare è qualcosa di più: implica un atto intenzionale.

Per guardare mi devo concentrare, stare attento, devo mettere in funzione la mente o, quantomeno, l’attenzione, mentre il vedere è un atto irriflesso, che avviene anche quando sono distratto.

Perciò posso vedere, ma non guardare; mentre il guardare implica sempre il vedere.

L’osservare è ancora di più: è l’atto di custodire, conservare, introiettare, ciò che ho prima vista e poi guardato.

E’ l’atto di Maria che, dopo aver ricevuto l’Annunciazione dall’Angelo, “conservava in cuor suo” l’annuncio ricevuto.

C’è poi il verbo “contemplare”, che contiene molto di più dello stesso verbo “osservare”.

A tale proposito ripropongo un pensiero che ho già pubblicato qualche tempo fa.

“L’atto del contemplare è diverso da quello del vedere.

Si vede con gli occhi del corpo. Si contempla con gli occhi dell’anima.

Il vedere si ferma alla realtà fisica, materiale.

Il contemplare consente di andare oltre questa realtà, di penetrare nella realtà spirituale, di guardare ciò che è invisibile agli occhi del corpo.

Ciò che ha a che fare con la vita della psiche, dell’anima.”

© Giovanni Lamagna