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Il modo di vestire.

Non è del tutto vero che “l’abito non fa il monaco”.

Il modo di vestire di una persona dice di lei molte cose.

Ancor prima di sentirla parlare e vederla agire.

Si può dire che è la sua carta di presentazione.

© Giovanni Lamagna

Sulla sensualità

Come definire la sensualità? Per me, in estrema sintesi, è la capacità, del tutto particolare e specifica, che hanno alcune persone (mentre altre non la posseggono per niente) di farsi desiderare sessualmente. Innanzitutto per le caratteristiche che ha il loro corpo. Ma ancora di più per i loro modi di essere, il loro modo di parlare, i loro gesti, le loro movenze, il loro modo di vestire. La sensualità è in altre parole la capacità di sedurre, di attrarre a sé.

Non si identifica, sic et simpliciter, con la bellezza fisica. Anche se questa può costituire un suo prerequisito. Può, ma non necessariamente. Infatti, ci sono persone molto belle fisicamente, che però non sono sensuali. E persone sensuali che non sono dei campioni/modelli di bellezza fisica.

Sono state sensuali alcune attrici famose e bellissime, come Marilin Monroe o Brigitte Bardot o Ava Gardner. Mentre non lo erano (almeno per me) attrici come Greta Garbo o la stessa Ingrid Bergman, donne altrettanto belle, ma un po’ algide e non altrettanto sensuali come le prime.

E’ la sensualità un valore? Per me sì. Perché entrare in contatto con una persona sensuale trasmette energia, dona gioia di vivere, ci fa sentire il desiderio di fare sesso, ingenera adrenalina. Sarebbe ipocrita non riconoscerlo.

La sensualità è quindi per me un valore. Allo stesso modo di come lo sono la bellezza fisica, l’intelligenza, la cultura, la simpatia del carattere, la bontà dell’animo, l’altruismo…, per indicare solo alcune (le principali, a mio avviso) delle caratteristiche che possono rendere attraente per noi una persona, un essere umano.

So benissimo che qualcuno nega valore a questa caratteristica umana e che alcuni anzi, addirittura, la disprezzano, ritenendola un disvalore, un che di deplorevole, un qualcosa di affine alla lascivia o alla lussuria.

E però io penso che tali giudizi nascano dall’invidia, dal fatto cioè che si vorrebbe essere sensuali e che non si riesce ad esserlo. O che siano ingenerati da un cattivo rapporto con la propria carnalità, col proprio corpo e con tutto ciò che ha a che fare con la sessualità. Tali giudizi, dunque, lungi dal segnalare una virtù, cioè un pieno di qualità, indicano una mancanza, una deprivazione, una nevrosi in chi li esprime.

So bene, d’altra parte, che altri sopravvalutano la sensualità, che la considerano l’unica dote o la principale, per la quale una donna (specie una donna) o un uomo possano essere ritenuti desiderabili e attraenti. Io non mi metto in questa categoria di persone. Non penso affatto che la sensualità sia l’unica dote o la principale delle doti che mi fa sentire attraente una persona.

E però (ripeto) considero la sensualità un valore. Un valore aggiunto per una persona che possegga anche altre doti. Sarebbe ipocrita per me negarlo!

Giovanni Lamagna