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Non c’è nessuna essenza a priori?

Non sono d’accordo con Sartre quando afferma che “non c’è un’essenza a priori”.

Io credo, invece, che questa “essenza” ci sia.

Il fatto che sia difficile per l’uomo definirla e che non si possa definirla a prescindere dall’uomo, che la sua definizione sia comunque un prodotto umano, non vuol dire che non esista a priori, cioè prima che l’uomo la definisca.

Alcune leggi fisiche (ad esempio, quella di gravità), incontrovertibili, innegabili, mi pare che definiscano (anche materialmente, scientificamente) questa essenza.

Io (uomo) posso inventare qualcosa che mi consenta di superare la legge di gravità (ad esempio, l’aereo), ma non posso prescindere nella mia vita dalla legge fisica della gravità, come di tante altre leggi; e non solo fisiche.

L’esistenza di queste leggi certifica che la mia essenza non la posso inventare io ex novo; che esiste cioè un suo zoccolo duro, che esiste a priori, prima e a prescindere dalla mia esistenza e che in qualche modo, quindi, mi si impone.

Anche se questa essenza non mi è totalmente chiara e distinta; e non la posso quindi esattamente e pienamente definire nella sua interezza.

Anche se in qualche modo è e resterà sempre un “noumeno” per me, qualcosa di essa che mi sfuggirà, che sarà sempre avvolta da un alone di mistero.

© Giovanni Lamagna

Desiderio e legge.

Solo in senso superficiale “desiderio” e “legge” sono due opposti, che confliggono tra di loro.

In senso profondo “desiderio” e “legge” non solo non sono per principio degli opposti, ma possono (anzi debbono) addirittura convivere.

Non c’è, infatti, desiderio che non debba tener conto di una legge.

Il mio desiderio di volare, ad esempio, non può prescindere dal vincolo della legge di gravità.

Poi può trovare le soluzioni tecniche per ovviarvi, ma deve tenerne conto, non può irrazionalmente eluderlo.

Allo stesso tempo non c’è legge (vera legge) che non sia in qualche modo traduzione, esplicitazione, almeno parziale, di un desiderio.

Le leggi che regolano il matrimonio presso tutte le società più o meno civilizzate sono, infatti, figlie del desiderio sessuale e del tentativo di dargli una disciplina, non di negarlo.

Se la Legge vuole semplicemente opprimere il mio desiderio, niente e nessuno può obbligarmi ad obbedirle.

Un desiderio senza legge, che voglia prescindere dalla Legge, è volontà impazzita, delirio di onnipotenza.

Una legge che non sia traduzione, per quanto regolata, di un desiderio (riconosciuto come legittimo da una comunità) è puro arbitrio, tirannia.

© Giovanni Lamagna