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Parola, silenzio, contemplazione.
Wittgenstein, nel suo “Tractatus logico-philosophicus”, si è applicato a studiare il linguaggio.
E ne ha concluso che le funzioni essenziali del linguaggio sono quelle di designare i fatti e gli oggetti e di esprimere le loro relazioni.
Il linguaggio non è capace dunque di parlare di ciò che è oltre i limiti del mondo.
Di questo territorio – che per Wittgenstein è il “mistico” (io preferisco dire il “mistero”) – non si può parlare; si deve allora tacere.
Il “mistico” non può essere espresso a parole; io aggiungerei: può essere solo contemplato.
Non a caso, forse, la contemplazione ha bisogno di silenzio; cioè di assenza di parole.
© Giovanni Lamagna