Libertà e libertinaggio

Voglio chiarire un possibile equivoco: l’ipotesi della “coppia aperta” si pone nel caso di un rapporto che funziona, di un rapporto vivo, non di un rapporto nel quale ognuno dei due si fa i cavoli propri, di un rapporto che è quindi oramai morto o, perlomeno, non funziona più.

Fatta questa premessa, dico però che una coppia, per funzionare bene, ha bisogno – come condizione base – della libertà reciproca dei suoi due membri; che è altra cosa – smontiamo quest’altro equivoco – dal libertinaggio.

Il libertinaggio, infatti, (quasi sempre) è unilaterale e viene imposto dall’uno/a all’altro/a; la libertà, invece, è reciproca, è una scelta condivisa dai due.

Mi rendo conto che non è facile vederla e pensarla in questo modo e ancora di più metterlo in pratica.

Ma l’esperienza mi insegna che, se il rapporto non viene vissuto in questo modo, quasi inevitabilmente (se non inevitabilmente) finisce nelle secche della routine.

Basta vedere come vivono la maggior parte delle coppie, dopo un certo numero di anni: nella migliore delle ipotesi i due sono diventati amici fraterni; nella peggiore i due si sopportano appena e con molta fatica.

Certo, lo so, la maggioranza di noi non vogliamo accettare questa realtà e ci ostiniamo a credere nel mito/sogno dell’amore romantico; cioè dell’amore esclusivo ed eterno.

E così andiamo a sbattere continuamente contro la realtà che smentisce il mito e il sogno.

Ma, nonostante tutto, come società complessiva, continuiamo (non so se più ipocritamente o più stupidamente) a credere nel mito e nel sogno.

© Giovanni Lamagna

Pubblicato il 6 aprile 2021, in costume, Psicologia, società, sociologia, testi brevissimi con tag , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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