Tre modi di rapportarsi al piacere

Ci sono tre modi di rapportarsi al piacere.

Il primo è quello di assecondare indiscriminatamente tutti gli stimoli che ci provocano, ci spingono a provare piacere.

Il secondo è quello di difendersi indifferentemente da tutti questi stimoli, ignorandoli, rimuovendoli, quasi anestetizzandoli.

Sia detto per inciso: gli stimoli al piacere possono provenire sia dall’esterno (il più delle volte) sia dall’interno (meno spesso, ma può succedere).

Questi due modi (estremi) di rapportarsi al piacere sono entrambi contro la vita e, quindi, malsani, nevrotici, se non addirittura psicotici.

Il primo modo, infatti, se protratto nel tempo, conduce alla dissipazione interiore, ad uno smembramento progressivi e sempre più gravi dell’apparato psichico, che perde così ogni confine, ogni controllo, ogni identità.

Il soggetto, che persegue un godimento senza limiti (senza Legge: direbbe Lacan), potremmo anche dire bulimico, assecondando tutti gli stimoli al piacere, come è portato a fare il bambino, specie nella fase orale del suo sviluppo, diventa una zattera in balia delle onde, una “folle banderuola” al vento.

Il secondo modo di rapportarsi al piacere, opposto al primo, porta il soggetto ad una sorta di apatia, di atarassia psichica, nella quale tutto il mondo, quello esterno e quello interno, gli diventa indifferente , incolore ed insapore.

Il soggetto erge tra sé e gli stimoli al piacere una sorta di muro, di barriera, che gli dà un perfetto controllo e dominio su di essi, ma lo rende anche del tutto insensibile, psicologicamente frigido, anoressico, incapace di abbandono e godimento.

Questo modo di rapportarsi al piacere, in alcuni casi particolarmente patologici, porta il soggetto addirittura a preferire il dolore e la sofferenza al piacere a alla gioia di vivere.

In questi casi il soggetto gode non solo della sua capacità di rinunciare al godimento, ma anche e perfino della sua capacità di abbracciare l’opposto del godimento sano e possibile: gode, addirittura, della sofferenza

Il terzo modo possibile di rapportarsi al piacere è quello di vagliare gli stimoli che ci vengono a godere, ogni volta in base al principio di realtà.

Questo consente al soggetto di selezionare gli stimoli, tra quelli buoni e sani, cioè compatibili con la nostra salute fisica e psichica, e quelli cattivi e insani, cioè dannosi per essa.

Per assecondare i primi e lasciarsi andare ad essi, senza inutili e autolesionistiche difese. Quelle che mette in atto, invece, il soggetto vittima della depressione melanconica.

E respingere i secondi, per difendere (come fanno gli anticorpi con i virus) la propria integrità fisica e psichica. Come non fa, invece, il soggetto vittima della euforia bulimica.

© Giovanni Lamagna

Pubblicato il 11 marzo 2021, in costume, morale, personalità autorevoli, Psicologia, società, Spiritualità con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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