Due modi diversi di porsi di fronte ad un testo.
Vengo sollecitato a tale riflessione dal commento di una persona, che, dopo aver letto un mio testo (del 14 aprile 2019) nel quale riportavo un passaggio del Vangelo di Matteo (ricavato dall’edizione della C.E.I.), mi rimproverava di non tener conto che dei Vangeli ci sono molte versioni, tra l’altro molto discordanti tra di loro.
Stimolato da questa critica, mi sono chiesto: come ci si può porre di fronte ad un testo, di qualsiasi natura esso sia (letterario, storico, filosofico, scientifico, religioso…)?
A mio avviso gli atteggiamenti possono essere fondamentalmente due:
- il primo è quello del semplice fruitore del testo, di colui cioè che si pone di fronte al testo senza nessuna intenzione o pretesa scientifica, ma al più con un’intenzione di carattere etico od estetico; o, persino, utilitaristico;
- il secondo è quello di chi si pone di fronte al testo con l’atteggiamento scientifico, di chi vuole analizzarne le fonti, il contesto storico, le intenzioni dell’autore, la lingua (dall’uso delle parole alla sintassi)…
Il primo è l’atteggiamento di colui che di fronte ad un testo interroga soprattutto se stesso. E si chiede: cosa ha da dirmi questo testo? in che misura esso mi coinvolge? cosa mi chiede, in termini di comportamenti e di scelte?
Da questo punto di vista il testo è piuttosto un pre-testo; è cioè l’occasione, lo spunto per una riflessione o anche per una semplice reazione emotivo-affettiva, di cui il soggetto fruitore del testo evidentemente avvertiva il bisogno o il desiderio.
Il secondo è l’atteggiamento dello studioso che di fronte al testo si pone in maniera fredda, distaccata, e cerca di analizzarlo nella maniera il più possibile oggettiva, prescindendo cioè dal suo coinvolgimento estetico o morale.
Cerca di vedere cioè il testo in sé, come un oggetto di studio, da tecnico (filologo, storico, critico letterario, archeologo…), senza (necessariamente) farsene coinvolgere in maniera diretta, esistenziale, come persona.
Si tratta di due atteggiamenti, come abbiamo potuto vedere, profondamente diversi.
La cui distinzione mi serve a dire che il secondo atteggiamento non può avere la pretesa, saccente ed arrogante, di soppiantare del tutto il primo e di condannarlo all’irrilevanza, se non addirittura al disprezzo e al ridicolo.
Altrimenti dovremmo concludere che io non posso leggere un testo letterario o religioso o filosofico, se non sono un cultore della materia, ovverossia un critico letterario, un teologo o un filosofo di professione.
A questo punto avremmo le librerie e le biblioteche chiuse, le chiese e i templi senza fedeli, le conferenze dei filosofi deserte.
In maniera ancora più banale e per usare una metafora, potremmo arrivare a dire che nessuno dovrebbe poter innamorarsi o anche solo diventare amico/a di un’altra persona, senza aver prima fatto uno studio approfondito, diciamo pure “scientifico” (anagrafico, familiare, psicologico, sociologico, genetico, storico-biografico…), su questa persona.
Appare a tutti subito evidente il carattere ridicolo di una simile pretesa.
A mio avviso le due possibili interpretazioni di un testo, di cui ho parlato sopra, sono entrambe legittime, a condizione di tenerle ben distinte e che l’una non voglia invadere il campo dell’altra.
Certo, io non posso ambire a dare un’interpretazione da studioso del testo senza averne gli strumenti tecnico-scientifici adeguati. Devo sapere che, senza questi strumenti, la mia interpretazione si fermerà al livello emotivo-affettivo o etico-esistenziale. Che non mi pare poco, però.
Ma, allo stesso tempo, il tecnico, studioso e cultore della materia, deve essere pure lui ben consapevole che anche la sua è un’interpretazione parziale del testo, fin quando da esso non se ne farà coinvolgere anche in maniera emotivo-affettiva e, in certi casi, perfino etico-esistenziale.
© Giovanni Lamagna
Pubblicato il 20 luglio 2020, in Arte, cultura, Filosofia, Psicologia, Religione, Spiritualità, storia con tag amico, archeologo, comportamenti, critico letterario, cultore della materia, filologo, filosofo, fonti, innamorarsi, lingua, parole, persona, pre-testo, scelte, sintassi, storico, studioso, teologo, testo, Vangeli, Vangelo di Matteo. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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