Lo sguardo amorevole
Una delle caratteristiche dello sguardo amorevole è che non coglie nel volto dell’altro solo ciò che egli è in atto.
Ma anche quello che egli potrebbe essere o diventare; ovverossia le sue potenzialità.
Lo sguardo d’amore dell’altro ci aiuta, perciò, a crescere, a diventare ciò che ancora non siamo, ciò che siamo solo in potenza e non ancora in atto.
Attraverso lo sguardo dell’altro ci può succedere di vedere quello che potremmo essere, diventare, e ancora non siamo.
Non per questo l’amore dell’altro c’impone qualcosa. Di diventare ciò che non vorremmo (liberamente) essere.
L’amore dell’altro tutt’al più propone: ci stimola ad andare in una determinata direzione. Non ce lo impone.
Noi possiamo benissimo andare in tutt’altra direzione: restiamo liberi di farlo.
Ricambiare l’amore dell’altro ci obbliga, però, a raccogliere o almeno prendere in seria considerazione gli stimoli che ci vengono da lui.
Non farlo è da parte nostra un atto di vero e proprio disamore.
Anzi di non riconoscimento della presenza dell’altro nella nostra via.
Giovanni Lamagna
Pubblicato il 28 settembre 2017, in Filosofia, morale, Psicologia, Spiritualità, testi brevissimi con tag amore, atto, crescere, direzione, disamore, liberi, potenza, presenza, riconoscimento, sguardo, volto. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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