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Dilettanti e/o superficiali.
A pensarci bene essere definito un dilettante non è poi un’offesa.
Chi è infatti un dilettante?
Colui che fa una determinata cosa per il solo piacere (diletto) di farla.
E questa sarebbe un’offesa?
Diverso è essere definiti persona “approssimativa”, “superficiale”.
La persona approssimativa non va mai in profondità, si mantiene sempre alla superficie delle cose.
Ma la persona approssimativa e superficiale può essere definita anche dilettante?
A mio avviso, no.
Perché, in realtà, la persona approssimativa e superficiale non si “diletta” mai, cioè non si diverte davvero, nelle cose che fa.
Anche il suo diletto, il suo piacere, rimangono, infatti, banali, superficiali, effimeri.
Qui mi vengono in mente i bambini; che si divertono molto quando giocano; perché nel gioco vanno in profondità, mettono tutto se stessi.
Ecco, i bambini li potremmo definire dilettanti nelle cose che fanno, ma non certo (specie quando giocano) approssimativi e superficiali.
© Giovanni Lamagna
Persone banali e persone interessanti
La vera distinzione non è tra credenti e non credenti, tra chi crede nell’esistenza di Dio e in una vita ultraterrena e chi non ci crede; ma non è neanche quella tra persone pensanti e persone non pensanti, come una volta affermò il cardinale Martini.
La vera distinzione per me è quella tra persone banali, superficiali e persone interessanti, profonde.
Le persone interessanti, profonde, sono quelle che impegnano la loro vita a ricercare il loro vero Sé e a liberarsi delle molteplici maschere che occultano il loro vero volto.
Le persone banali, superficiali, sono quelle che trascurano questa ricerca e mostrano non il loro vero volto, ma la maschera o, meglio, le maschere, che, a seconda delle circostanze, coprono il loro volto.
© Giovanni Lamagna