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Padri,madri e figli.

Ogni figlio è (o, meglio, sarebbe) destinato a “superare” (se è maschio) il padre o (se è femmina) la madre, nei “livelli di umanità” (mi sia consentita una tale espressione, mi rendo conto alquanto azzardata) dalla madre o dal padre raggiunti.

La realizzazione di questo destino comporta però tre tappe: l’inciampo (quasi inevitabile) nei sensi di colpa, il loro eventuale attraversamento e – se il processo riesce positivamente – il loro superamento.

Sensi di colpa simili a quelli che si trovò ad affrontare, ad esempio, Sigmund Freud di fronte alla vista del Partenone di Atene, quando provò rimorsi nei confronti del padre che non aveva potuto sperimentare la gioia che egli stava provando in quel momento.

Non tutti i figli e le figlie sono (purtroppo!) capaci di attraversare e superare tali sensi di colpa: alcuni ne restano sopraffatti e ciò blocca la realizzazione del loro destino (quello di “superare” i rispettivi genitori) e di attuare il loro potenziale di umanità.

© Giovanni Lamagna