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Banalità, superficialità e presunzione.
Mi ritrovo talvolta a dire o scrivere cose che (ne sono perfettamente consapevole) sono (o dovrebbero essere) scontate; e, quindi, sono (o possono apparire) banali.
Perché lo faccio allora?
Perché osservo che il livello di consapevolezza di sé (almeno sui grandi numeri) è talmente basso e superficiale da rendere necessario (e si spera utile, almeno in qualche caso) ricordare cose che in sé sono oggettivamente scontate e, quindi, banali.
Anche (anzi proprio) a coloro che con grande sufficienza, saccenteria e, perfino, ricorrendo all’ironia e al sarcasmo, ascoltandole o leggendole, (già lo so) le bolleranno immediatamente (e altrettanto superficialmente) come banali e scontate.
Come se per loro fossero davvero scontate e banali.
Cosa che – proprio a giudicare dalle loro reazioni – a me non sembra affatto.
© Giovanni Lamagna
Piccoli gesti, azioni importanti.
Ci sono piccoli gesti che ci vengono richiesti dalla quotidianità: farsi la barba la mattina, cucinare, lavare i piatti, spazzare il pavimento, riordinare la scrivania…
Sono piccoli gesti ripetitivi (rispetto ai quali non abbiamo scelte tra diverse opzioni: possiamo solo farli o non farli), dunque spesso noiosi, che tendiamo perciò a fare con sufficienza e molte volte male, in maniera trasandata, come se fossero ben altre le cose importanti che ci attendono e che dobbiamo fare.
Io penso, invece, che fare bene, con cura e attenzione, queste piccole cose (ad esempio, cucinare bene e non solo per mettere qualcosa, purchessia, sotto i denti) sia un piccolo (ma utile) allenamento per compiere bene anche le azioni (cosiddette) più “importanti”.
Che, al contrario delle prime, non ci chiedono gesti ripetitivi e scontati, ma (spesso) scelte tra diverse opzioni praticabili.
© Giovanni Lamagna