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Errare.

La parola “errare” può avere due significati.

Può significare “camminare, vagare, percorrere strade”.

E può significare “sbagliare, commettere errori…”.

A pensarci bene, però, i due significati hanno un punto d’incontro.

Chi cammina talvolta inciampa o sbaglia strada: commette, quindi, degli errori.

Allo stesso modo chi sbaglia è perché sta facendo delle cose, perché è in cammino.

Solo chi fa sbaglia.

Non sbaglia solo chi non fa.

Chi non cammina, chi sta fermo, non corre il rischio di commettere errori.

Però spreca la sua vita.

© Giovanni Lamagna

Piani diversi di lettura di un testo.

Dopo aver letto – tra pag. 85 e pag. 102) – “La filosofia come modo di vivere” (Einaudi 2008) del filosofo francese Pierre Hadot ho ricavato la seguente lezione.

Un testo (che sia letterario o filosofico poco cambia) va letto il più possibile obiettivamente, cioè per quello che il suo autore ha voluto effettivamente dire, senza farsi condizionare dalle risonanze emotive che esso ha su di noi.

Si può poi (anzi, per certi aspetti si deve) attualizzarlo, interpretarlo alla luce della propria esperienza storica ed umana, ricavarne i significati che ciascuno di noi ritiene più validi e più utili per sé.

Ma i due piani di lettura vanno tenuti distinti e bisogna essere ben consapevoli che sono diversi, a volte molto, profondamente diversi.

© Giovanni Lamagna

Silenzi e parole

Il silenzio (o, meglio, un certo tipo di silenzio) è solo un altro modo di parlare.

Ci sono silenzi che parlano e dicono più di mille parole.

Ci sono silenzi che sono densi, pieni di significati e parole che sono vuote, flatus vocis.

© Giovanni Lamagna