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Caratteri e disgrazie

Non sono affatto convinto che, come afferma Schopenhauer, “i caratteri cupi e meticolosi incontreranno qualche dolore immaginario, ma meno dolori reali dei caratteri sereni e spensierati”, perché “chi vede tutto nero e teme sempre la peggio non avrà modo di sbagliarsi altrettanto spesso di chi attribuisce sempre alle cose un colore e un aspetto sereno” (massima n. 40; da “L’arte di essere felici”; Adelphi 2017).

La mia esperienza mi porta a dire che i caratteri cupi e tristi, al contrario di quelli sereni e spensierati, sembrano chiamarsi le disgrazie, come se le loro previsioni pessimistiche fossero altrettante profezie che si autoavverano.

© Giovanni Lamagna

Dormire, morire

Sarà (o, meglio, sarebbe) bello morire (forse, addirittura, voler morire) con lo stesso stato d’animo col quale, dopo una giornata piena di impegni e di attività, magari faticosa ma soddisfacente, se non proprio felice, si desidera mettersi a letto e sprofondare nel sonno, stanchi ma sereni, contenti, soddisfatti, se non proprio di tutto, almeno della gran parte di quello che abbiamo fatto.

© Giovanni Lamagna