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Il narcisista e l’egocentrico

Quelle del narcisista e dell’egocentrico sono due figure psicologiche per certi aspetti affini (entrambe sostanzialmente asociali, in certi casi persino odiose), ma per altri aspetti, invece, diverse, distinte.

Il narcisista è colui che si piace così com’è, che è appagato dalla sua immagine, che si compiace dunque permanentemente di sé.

Colui che passa la maggior parte del suo tempo a contemplarsi (metaforicamente o, persino, realmente) allo specchio: a rimirarsi, soddisfatto, sazio di sé.

Il contrario della persona inquieta, perché insoddisfatta di sé, che vuole trascendersi per diventare Altro, Altro da sé.

E che, quindi, guarda fuori di sé, a ciò che potrebbe essere e non è; o perlomeno non è ancora.

Il narcisista è conseguentemente, per struttura psicologica, una persona pigra, ferma, immobile, ripiegata su se stessa.

Il contrario di una persona attiva, impegnata, in movimento, che guarda avanti a sé, perché ha una meta da raggiungere.

Potremmo anche dire che il narcisista è, a suo modo, un contemplativo, anche se un contemplativo perverso.

Il vero contemplativo, infatti, guarda fuori, di sé; il narcisista, invece, è incapace di guardare fuori di sé; in quanto l’unico oggetto meritevole del suo contemplare è se stesso.

La sua, più che contemplazione, è dunque auto-contemplazione.

Una contemplazione perciò sterile, infeconda, del tutto improduttiva, bacata, malata.

Diversa, un po’ (o tanto) diversa, è la psicologia dell’egocentrico.

L’egocentrico, infatti, al contrario del narcisista, non è un inattivo, ma è uno che si dà da fare, anzi in certi casi è persino iperattivo.

Solo che fa le cose solo per sé, in funzione di sé, solo se gli servono, se gli sono utili.

E’ incapace, dunque, di solidarietà, anzi persino di attenzione, verso gli altri.

Per l’egocentrico esiste solo lui, gli altri sono solo semplici orpelli, quasi delle cose, oggetti di un mondo inanimato.

L’egocentrico pensa solo a se stesso, per lui gli altri non esistono realmente; infatti, non li vede nemmeno.

L’egocentrico è perciò incapace di amare, se amare significa decentrarsi da sé per vedere ed accogliere in sé l’altro da sé.

Ed è anche una persona che mira ad accumulare: denaro, onori, titoli, fama, avanzamenti di carriera, beni…

Convinto (illusoriamente!) che l’ego (su cui è centrato e in cui si chiude – hortus conclusus – la sua vita) si possa espandere solo nella misura in cui accresce i suoi “averi” più che il suo “essere”.

E, di conseguenza, è anche, fatalmente e inevitabilmente, competitivo, bellicoso, arrivista, a volte persino violento.

Al contrario di chi mira a crescere nel suo essere umano (più che nei suoi averi), che è, invece, per sua natura, altruista, generoso, solidale, dialogante, cooperante, nonviolento.

© Giovanni Lamagna