Il sentimento oceanico e lo stato di innamoramento.

Nella risposta ad un lettore, che lo interpellava sul tema della “felicità”, su “D la Repubblica” del 7 luglio 2018, Umberto Galimberti così scriveva:

Ma forse la felicità risiede, come ipotizza Freud, in quel “sentimento oceanico” che ciascuno di noi ha sperimentato in quella condizione prenatale nel ventre della madre, da cui un giorno fuoriuscimmo per nascere come individui separati. Questa primitiva felicità può essere recuperata per brevi istanti, come scrive Freud: “Al culmine dell’innamoramento, il confine tra l’Io e l’oggetto minaccia di dissolversi. Contro ogni attestato dei sensi, l’innamorato afferma che l’Io e il Tu sono una cosa sola ed è pronto a comportarsi come se davvero fosse così”.

Vorrei riprendere ciascuna delle affermazioni di Galimberti e sottoporle a qualche riflessione critica.

1.Anche io penso che quel poco o molto di felicità che è dato sperimentare a ciascuno di noi esseri umani abbia parecchio a che fare con l’esperienza del “sentimento oceanico”.

Per conseguenza ritengo che chi non ha mai fatto esperienza di questo sentimento (o ne abbia fatta ben poca e in maniera solo episodica e saltuaria) non abbia sperimentato una quota parte importante (in qualità e grandezza) della felicità possibile agli umani.

  1. Ma che cos’è il “sentimento oceanico”?

L’espressione “sentimento oceanico” si deve a Romain Rolland (scrittore francese, premio Nobel della Letteratura nel 1915), al quale Freud aveva inviato il suo scritto “L’avvenire di un’illusione”, dedicato al tema della “religione”.

Dopo aver letto il testo di Freud, Rolland gli invia una lettera, in cui, tra l’altro, così scrive:

… mi sarebbe piaciuto vederti fare un’analisi del “sentimento religioso spontaneo” o, più esattamente, del “sentimento religioso”, che è … il fatto semplice e diretto del “sentimento dell’eterno” (che può benissimo non essere eterno , ma semplicemente senza limiti percepibili, e come “oceanico”, per così dire).

Per Rolland il sentimento religioso è, dunque, un sentimento spontaneo che ci fa sentire parte di un tutto, è un’esperienza mistica più che l’adesione a un credo dogmatico, ad una fede specifici.

Infatti, Rolland non si riconosce in nessuna Chiesa, manco in qualcuna delle chiese cristiane. Egli si sente molto più semplicemente un uomo in cammino, alla ricerca della verità.

Freud è umanamente colpito dalla persona di Rolland e dalle cose che dice e scrive lo scrittore francese. Tanto è vero che produce una delle sue opere più famose, “Il disagio della civiltà”, proprio per replicare alle affermazioni di Rolland e dopo aver meditato sugli stimoli intellettuali da lui ricevuti.

Ma le sue resistenze intellettualistiche e le sue difese razionalistiche sono troppo forti. Egli tende a ridurre quindi il sentimento oceanico, di cui gli ha parlato l’amico, a nient’altro che il “sentimento egoico primitivo”, che prova il bambino durante la fase dell’allattamento, quando egli non è ancora in grado di distinguere il suo sé dal corpo (in particolare dal seno) della madre.

Il “sentimento oceanico” è dunque per Freud nient’altro che la memoria preservata di un sentimento primitivo, quindi una forma di regressione ad uno stadio immaturo della psiche, immaturo perché non differenziato.

Ho già avuto modo di muovere delle obiezioni a questo modo di leggere il sentimento oceanico da parte di Freud, in un mio precedente scritto. Per cui non ci ritorno.

Quello che voglio qui sinteticamente ribadire è che per me il “sentimento oceanico” è cosa ben diversa da quel “sentimento egoico primitivo”, che “ciascuno di noi ha sperimentato nella condizione prenatale”, cioè nei nove mesi di incubazione “nel ventre della madre, dal quale un giorno fuoriuscimmo per nascere come individui separati”.

  1. Mi interessa, invece, qui approfondire l’accostamento (citato da Galimberti) che fa Freud tra il sentimento oceanico e lo stato dell’innamoramento.

Per Freud, al culmine dell’innamoramento, il confine tra l’Io (del soggetto innamorato) e il Tu (dell’oggetto d’amore) quasi si dissolve, così come nel sentimento oceanico il confine dell’Io (del soggetto che lo prova) quasi si dissolve nel Tutto (dell’Universo e dell’Eterno, a detta di Rolland). Questo rende le due esperienze assimilabili (a detta di Freud).

Io colgo le indubbie analogie tra le due esperienze (che sono però più apparenti che sostanziali), ma vedo anche le differenze, che sono molto più profonde e significative delle analogie.

Quali sono queste differenze?

La prima differenza sta nel fatto che quello dell’innamoramento è un sentimento primario, primitivo, non particolarmente elaborato, che sorge spontaneo, in maniera istintiva, non ha bisogno di particolari predisposizioni. Potremmo anche definirlo un sentimento grezzo, alla portata di tutti, a prescindere dal livello socioeconomico, da quello culturale e da quello spirituale.

Il sentimento oceanico è, invece, un sentimento, che, per quanto possa sorgere spontaneo anch’esso, richiede, invece, almeno un minimo di preparazione e di predisposizione. Non tutti, insomma, sono in grado di sperimentarlo, ma solo quelli che hanno un cuore puro e libero, che hanno abbandonato un certo numero e un certo tipo di difese.

Freud, ad esempio, pur essendo indubbiamente un uomo di intelligenza, sensibilità e cultura superiori, non fu mai in grado di sperimentarlo, se non forse in un’occasione molto particolare, quella della sua visita al Partenone di Atene nel 1904. E, senz’altro, non è un caso che egli citi questa esperienza, raccontandola nei suoi particolari, in una delle sue lettere a Romain Rolland.

La seconda differenza sta nel fatto che il sentimento di innamoramento si manifesta in genere in forme molto vivaci, se non proprio violente. Chi è innamorato vive una fase emotiva di forte, anzi eccezionale, eccitazione. I sensi ne sono esaltati. La pulsione sessuale, che in genere è il primo motore dell’innamoramento, è alla sua massima potenza.

Il sentimento oceanico, all’incontrario, si associa a sensazioni di pace e serenità profonde. Non è un sentimento forte e violento come l’innamoramento, ma un sentimento disteso e diffuso, che, anziché eccitare ed esaltare, pacifica ed ammorbidisce i sensi. Nel sentimento oceanico la pulsione sessuale, se non proprio spenta, è quantomeno “addomesticata” e sublimata.

Terza differenza. Il sentimento dell’innamoramento è tutto concentrato su un oggetto specifico, molto preciso, particolare e individualizzato: “l’oggetto piccolo”, avrebbe detto Lacan. Io mi innamoro proprio di quel corpo, di quello sguardo, di quel carattere, di quella intelligenza, di quella particolare persona e non di altre.

Nel sentimento oceanico è, invece, proprio l’oggetto specifico, particolare, individualizzato, che viene meno, perché ciò che viene in evidenza, ciò con cui si ha la sensazione di essere in contatto è il Tutto, nel quale le singole parti sfumano, si dileguano, perdono quasi completamente importanza e significato.

La quarta differenza è forse la più importante. Il sentimento di innamoramento ci porta a stravedere per l’altro. L’altro si pone al centro di tutte le nostre emozioni e i nostri pensieri. L’altro è presente spiritualmente anche quando è assente fisicamente. L’altro è non solo il primo, ma per certi aspetti l’unico, il solo. Sull’altro proiettiamo i nostri desideri e le nostre attese primordiali. L’innamoramento è, insomma, una specie di delirio, che tende a deformare l’oggetto del suo amore, anche lo divinizza, anzi proprio perché lo divinizza.

Il sentimento oceanico, invece, esalta le nostre capacità di guardare il mondo a 360°. Non si concentra su nessun oggetto o aspetto di esso in particolare, ma mira a cogliere quanti più oggetti della realtà (e aspetti di essi) è possibile nel loro insieme, con uno sguardo panoramico e ad ampio spettro. Di conseguenza riesce a vedere gli oggetti non solo nella loro individualità e singolarità, ma anche nelle loro interazioni e influenze reciproche. La sua visione del reale è, quindi, la più obiettiva e meno deformata possibile.

A voler approfondire l’argomento, sarebbe forse possibile rintracciare anche altre differenze tra il sentimento dell’innamoramento e il sentimento oceanico. Ma credo che le quattro da me individuate bastino e avanzino per evidenziare a sufficienza la radicale diversità e irriducibilità tra i due sentimenti, pur nelle loro (superficiali) analogie.

Giovanni Lamagna

Pubblicato il 3 febbraio 2019, in Filosofia, morale, personalità autorevoli, personalità storiche, Psicologia, Religione, Spiritualità con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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